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Risultati da 11 a 20 di 50

Discussione: Ai principianti, e ai quasi tali, del forum

  1. #11
    Adoro quel patacca di Paperino L'avatar di Superpippo
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    Citazione Originariamente Scritto da fox68
    per qualcuno significa "essere arrivati" o "essere più bravo"
    un po' come succede x il "centimetro della vergogna", oppure i discorsi sul chiudere o meno l'anteriore ecc.
    Sono tutte cose che lasciano il tempo che trovano...


    Sarà forse x le cadute in pista (in relativa sicurezza), saranno forse gli incidenti che vedo in giro e/o di cui si parla qui nel forum... saranno tante cose messe insieme, che ultimamente mi stanno facendo riflettere parecchio... ma tanto davvero...

    THE ONE & ONLY:

    - OT - si nasce... non si diventa! Proud A.R.T. Member #28

  2. #12
    FazerItaliano Andante L'avatar di Daffy Duck
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    Citazione Originariamente Scritto da emilio61
    Bisogna essere consapevoli dei propri limiti e non strafare senza cognizione di causa, solo per il gusto di emulare gli altri. Giustamente come ha detto Aldo, si impara a guidare quando si riesce a frenare in tempo e non quando si accelera sconsideratamente.
    bella lì!!!
    Benny - Tessera 336 - " La pazienza è l'arte di sperare ! " Luc de Clapiers de Vauvenargues - La fonte del mio male
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  3. #13
    CAVALIERE DI AKASHI L'avatar di Adry
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    Tutto giusto, tutto assolutamente inopinabile, parole sante, come si dice...

    Pero' volevo chiedere ad Aldo un suo punto di vista: che cosa ne pensi della guida in pista come attivita' propedeutica ANCHE alla guida su strada??

    Mi spiego meglio: la prima volta che ho fatto un corso di guida in pista (2005), l'istruttore ci ha detto una cosa che per me e' rimasta VERA, giorno per giorno, fino ad ora; vivere sulla propria pelle e imparare a capire quali possono essere le reazioni di una moto in pista, vi servira' sempre e comunque anche in strada...

    Con queste parole intendeva dire che la prima volta che si frena forte sul serio, la prima volta che il posteriore perde aderenza, la prima volta che si raggiungono angoli di piega notevoli e si e' comunque costretti a prendere in mano i freni ed accorgersi che la moto non cade, insomma, tante delle situazioni che si possono verificare anche in strada, le prime volte sarebbe molto meglio viverle in pista, per ovvie questioni di sicurezza...

    Quindi la pista vissuta come PRE ESPERIENZA a molto di quello che puo' succedere in strada..

    Io sono d'accordissimo con te che e' fondamentale fare km e km su strada, ma bisognerebbe avere una sensibilita' non da poco nel centellinare piccoli aumenti di ritmo, piccoli incrementi di velocita', piccoli progressi con il gas...e non e' facile, tante volte si e' portati a strafare quasi subito.

    E poi ricordiamoci che i km che uno dovrebbe fare devono essere km di "QUALITA", passami il termine..e questo significa differenziazione delle strade, delle condizioni climatiche, dei compagni di merende con i quali si esce: puoi benissimo fare 30000km in un anno, ma se son fatti tutti in autostrada o in citta', al primo passo alpino e' come avere comprato la moto da un quarto d'ora.

    Io vedo i primi passi in pista, ovviamente seguiti da un'istruttore, come un CONCENTRATO di alcune delle possibili problematiche che si possono verificare su strada...ovviamente il brecciolino in curva piegato lo temo da morire anche io, e lungi da me ritenermi un bravo motociclista, ma alcune cose a me sembra di averle imparate in pista, piu' che in strada...le NON REAZIONI, per esempio,e cioe' il lasciar scorrere la moto dove vuole lei finche' le condizioni di aderenza critiche non si modificano (lungo nella ghiaia), oppure di GUARDARE SEMPRE dove si vuole andare, e non dove c'e' l'ostacolo da evitare (punto di corda della curva VERSUS altro dritto nella ghiaia.. ), oppure a frenare fidandomi del mio impianto, oppure ancora a cercare di intuire le intenzioni di chi mi precede o di chi mi segue...MA LA COSA IN ASSOLUTO PIU' IMPORTANTE CHE HO IMPARATO E' CHE BISOGNA STARE SEMPRE CONCENTRATI AL 100%, magari sta cosa in pista viene piu' spontanea, ma dovrebbe esser cosi' anche in strada.

    Invidio da morire i tuoi 40 anni di esperienza, ma proprio perche' son cosi' tanti e non ce li si puo' inventare, secondo me un bel corso in pista fatto bene e' un'aiutino non da poco per ridurre l'enorme differenza di bagaglio culturale che possiedi..

    Piccola precisazione: quando parlo di pista e di corso, non intendo assolutamente e ovviamete riferirmi a tutto cio' che riguarda STRETTAMENTE la pista, ma al resto...in fondo il pilota e' lo stesso, la moto pure, e gli errori che spesso si commettono anche..

    Finisco chiedendo il tuo parere su questo modo di IMPARARE, visto che non lo hai citato nel tuo scritto..
    Proud A.R.T. Member#33
    IL CASSETTO DEI "VORREI MA NON POSSO" E' IL PIU' GRANDE DELLA MIA SCRIVANIA..COURTESY OF Gsxr

    BACK HOME....GREEN STYLE




  4. #14
    Fondatore Fazer Geriatric L'avatar di PC
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    Ti quoto fratello Adry
    Anche a me il corso in pista con Capirex è stato importantissimo, per sapere come comportarmi in frangenti critici che ti possono capitare per strada
    FAZER GERIATRIC
    FZ1 FAZER 07 PICCI'-ONA / Tessera Club Fazer Italia 384 /CFC FBI [Female Body Inspector] & infiltrato geriatrico della CIA

  5. #15
    Guest
    Scusate la lunghezza ma la domanda richiedeva una risposta articolata

    Premetto che non sono in grado di esprimere un giudizio per il semplice motivo che non ho mai messo una ruota in pista. A dire il vero mi piacerebbe anche provare una volta ma probabilmente farei ridere tutti perché arriverei con le valigie e l’antipioggia dentro, comincerei a staccare a 200 m dalla curva scalando le marce senza usare i freni per poi immettermi in un’elegante curva fluida accelerando poi in uscita senza superare i 4000 giri….. deprimente…..

    Altro motivo per cui non mi posso esprimere è che io sono un inguaribile autodidatta. Ho imparato da solo a sciare, ad andare in moto, sul windsurf, sullo skateboard ecc ecc
    Devo però dire che tutti coloro ai quali ho insegnato a sciare hanno imparato in molto meno tempo di me, perché hanno evitato di passare attraverso tutti gli errori che ho imparato io e ho dovuto disimparare. Anche in moto, se dovessi insegnare adesso a qualcuno, eviterebbe tutti gli errori che facevo io e che mi sono dovuto scoprire col tempo. E chissà che qualcuno non lo debba ancora scoprire!

    Però cerco ugualmente di darti una risposta premettendo che si basa solo su mie sensazioni.

    La prima: un vecchio motto dice (riferito al cibo): “quello che non uccide ingrassa” penso che si possa applicare anche alla moto trasformato in “quello che non uccide insegna”. Andare in moto in qualunque condizione fa acquisire confidenza. Anche la pista.

    Io separerei le cose:
    - corsi
    - pista
    - strada di montagna
    - traffico
    - chilometri o ore passate in moto
    - viaggi
    - varietà di tempo meteorologico
    - e, aggiungerei di mio, fuoristrada (ovviamente in moto)

    Dei corsi ho gia parlato. Un corso aiuta molto ad evitare di acquisire errori quindi accorcia le tappe. Tuttavia bisogna vedere se uno “vuole imparare”. Sembra un assurdo, fare un corso senza voler imparare, ma non è proprio così. Voler imparare significa sforzarsi di abbandonare gli automatismi acquisiti per cercare di fare quello che ti dicono, anche a rischio di sentirsi a disagio nel tempo che intercorre prima di aver appreso i nuovi movimenti. Non è da tutti, bisogna essere un po’ perfezionisti, non accontentarsi mai di quello che si fa ma cercare sempre di migliorare. Quante volte si sente gente, ad esempio nello sci, dire “io scendo un po’ così, ma l’importante è divertirsi e della tecnica non mi importa nulla” poi andiamo a sciare assieme e scoprono a cosa serve la tecnica… a trovarsi sempre nella posizione giusta per fare sempre quello che si vuole, su qualunque neve e su qualunque pista e divertirsi sempre, ovvero “controllo”. In moto non è molto diverso.
    Inoltre ritengo che, come ho già scritto tante volte, prima di cercare i difetti nell’attrezzatura bisognerebbe cercare i difetti nella propria tecnica. Solo così si impara veramente e senza questo valgono a poco anche i corsi. Inoltre sono convinto che bisogna cercare di imparare anche un po’ di teoria. Capire la dinamica teorica della moto fa capire perché certe volte si comporta in un modo che sembra strano. Come ho già scritto da altre parti, la famigerata “chiusura dello sterzo” che tanto preoccupa molti, semplicemente non esiste, siamo noi che chiudiamo lo sterzo, e un po’di teoria fa capire il perché. Io l’ho constatato più volte sulla mia pelle (anche senza cadere).

    Pista. Il vantaggio della pista è di poter provare cose che sulla strada più difficilmente si possono provare senza aumentare i rischi. Pieghe al limite frenate al limite. Ad esempio io non sono capace, perché non lo faccio mai visto che non me ne importa nulla, a fare un’accelerazione sfruttando al massimo frizione, giri motore, cambio. Quando provo a tirare un po’ generalmente faccio casino a sfollo. Un po’ dipenderà anche dal cambio BMW. Ma questo non ritengo sia essenziale per una guida sicura.
    A sensazione (proprio perché non ho mai provato) penso che la guida in pista rispetto alla guida su strada sia “povera”. Le curve dopo tre giri si conoscono a memoria, sono sempre curvoni veloci, rispetto a quello che si trova per strada, mancano gli imprevisti, che sono quelli che su strada fanno sbagliare. Non conosco la pista ma conosco i curvoni autostradali (abito in zona autostrada di Serravalle). Sono tecniche indipendenti rispetto, ad esempio, ad un curvone in montagna e tantomeno ad un tornante. Uno che facesse sempre curvoni autostradali potrebbe non saper affrontare un passo di montagna in modo redditizio e viceversa.

    Strada di montagna (preferibilmente sconosciuta, percorrere un passo avanti e indietro cento volte gli da qualche caratteristica della pista). Vantaggio, ti insegna a capire come girano le curve senza averle viste prima, ti insegna a tenerti quella percentuale di limite di sicurezza per poter affrontare gli imprevisti, il brecciolino, la curva che non è come avevi previsto, il buco in mezzo alla strada, quello che esce fuori mano, ti insegna a valutare i vari tipi di asfalto, molto importante, ecc ecc
    Per contro tutte queste cose si devono imparare “sulla propria pelle” quindi a poco a poco, osando qualcosa di più quando ci si sente pronti e rinunciare nei giorni no. Insegnano a non esagerare con la manetta nei rettilinei perché le curve, arrivando veloci, talvolta si valutano in modo errato. E’ così che tanti motociclisti ci lasciano sulle strade di montagna.

    Traffico. Lo ritengo un esercizio utilisssssimo, specie se affrontato tutti i giorni. Si impara a valutare in una frazione di secondo tutto quello che ci circonda per 360 gradi e a prevedere quello che ancora non si vede. Con le strade delle nostre città si impara a vedere le buche, le rotaie, i cordoli, le traiettorie vere o presunte di chi ci sta attorno ed a valutare tutte queste variabili in una frazione di secondo cercando di prevenire i trabocchetti che tutti cercano di tirarci. Si impara a reagire in un tempo brevissimo, a fare frenate improvvise, anche al limite. In pista si deve frenare al limite ma il momento della frenata lo si conosce in anticipo e ci si può preparare su strada lo decidono gli altri quando si deve schiacciare. Il problema della frenata al limite è che se si schiaccia di colpo la ruota anteriore rischia di bloccarsi con le conseguenze note, invece bisogna dare tempo all’anteriore di caricarsi prima di schiacciare a fondo. Si impara a dosare la frenata in basa allo spazio a disposizione. E’ inutile schiacciare a fondo se lo spazio consente una frenata meno decisa, diminuisce la possibilità di allungarsi. Insegna quando è necessario schiacciare a fondo o quando è meglio scartare.
    Tutte cose pericolose ma se affrontate per gradi insegnano tantissimo. E nelle rotatorie si possono anche fare belle pieghe.

    Ore passate in moto. Come ho scritto nel post iniziale i piloti professionisti passano ore sulla moto tutti i giorni, la moto diventa un prolungamento del corpo. Più ore si passano sulla moto più si impara a riconoscerne i segnali. Non rifuggire le inversioni sulle strade, cercare di provarle, in spazi sempre più stretti e in entrambe le direzioni. Aiuterà ad affrontare i tornanti e daranno padronanza della moto a bassa velocità. Perché il primo giorno di bel tempo in primavera è un bollettino di guerra? Perché ad andare in moto si disimpara. Si sale in moto dopo 6 mesi di inattività e ci si sente quelli dell’anno prima ma non è così. Gli automatismi e la sensibilità vanno ripresi. Chi usa la moto solo in estate e solo per una decina di uscite pomeridiane in estate col bel tempo e pretende di fare il valentino, è uno che rischia.

    Viaggi. Viaggiare per giornate con la moto carica insegna a divertirsi in qualunque condizione. A fare pieghe anche con la moto carica e aiuta ad entrare in sintonia con la moto. I trasferimenti autostradali aiutano a trovare la posizione che stanca meno, a pensare “più in grande” ovvero ad avvicinare gli orizzonti, a passare il tempo con i propri pensieri.

    Tempo meteorologico. Imparare a guidare sul bagnato aiuta ad affrontare un tratto bagnato improvviso imprevisto senza agitarsi. Imparare a guidare sul bagnato inoltre è molto gratificante. Con l’attrezzatura antipioggia che esiste al giorno d’oggi si può andare in giro qualche ora senza bagnarsi e senza prendere freddo. Quando si impara a fare qualche pieghetta sul bagnato ed a controllare la moto anche in una frenata decisa è una goduria pazzesca. Oltre alla sicurezza che si acquisisce quando la situazione si presenta improvvisa e inaspettata. Io ho scoperto che le gomme tengono sul bagnato un giorno che ho cominciato a provare a fare accelerazioni decise, cambi marcia e frenate brusche senza cercare di essere morbido come mio solito. Ho scoperto che le gomme tenevano. Ho scoperto ulteriormente che le gomme tengono sul bagnato quando ho preso dei tombini e del brecciolino invisibile. La gomma è scivolata sulla parte a scarsa aderenza ma si è prontamente fermata sul buono, anche se bagnato. Il bagnato è per l’80% una questione di testa. Bisogna crederci intimamente, è inutile raccontarsi palle, al nostro inconscio non possiamo raccontare palle, ma un po’ di tecnica di guida aiuta moltissimo anche a tranquillizzare l’inconscio.

    Fuoristrada. L’ho tenuto per ultimo perché ritengo che sia un tirocinio importantissimo. Se fossi io il ministro dei trasporti invece che vietare il fuoristrada lo imporrei obbligatoriamente nell’esame per la patente. Fare fuoristrada insegna ad affrontare, senza rischi, le problematiche della guida su terreno a scarsa aderenza, insegna ad usare lo spostamento del peso per controllare la moto, insegna a riprendere la moto quando assume assetti non normali, insegna a dosare il freno anteriore per non bloccare la ruota. Ecco, secondo me, per la guida di tutti i giorni, insegna di più il fuoristrada che la pista.

    Vorrei aggiungere una parola sui materiali. Io uso gomme “sport tourer” e mi sono sempre trovato bene. Non ho mai usato gomme sportive anche perché con i Km che faccio io in un anno (25.000-30.000) dovrei lavorare per comprare gomme.
    Leggo di problemi di riscaldamento di gomme, di gomme che se non sono ben calde ti mollano (solo una volta una gomma mi ha mollato e la moto non era mia, non so se il problema potesse essere una gomma sportiva fredda). Sulla mia moto io faccio discrete pieghe anche appena partito da casa e non ho mai avuto problemi di questo genere. Questo per dire che io preferisco assai una gomma che tenga al limite un filo di meno ma che prima di partire mi avvisi che una che se non è in vena ti molla senza dirti niente. Boh, questione di gusti. Sono convinto che con delle buone gomme turistiche chi è capace fa delle belle pieghe.

    Alla fine di questo lungo sproloquio, per chi è ancora sveglio, torniamo alla domanda iniziale. Il tirocinio in pista serve? Secondo me solo in piccola parte, infatti anche tu scrivi di non sentirti a tuo agio sul brecciolino e per un motociclista non è una cosa da poco.
    Ho frequentato per un po’ un amico, che non aveva all’inizio molta esperienza. Abbiamo fatto turismo assieme per un po’. Alla fine piegava da matti, aveva una guida sicura e tranquilla e non aveva più paura né di brecciolino né di bagnato.
    Ti racconto l’ultima. Quest’estate ero in Francia. In due con la moto carica. Arrivo abbastanza allegro ad un ampio incrocio e dovevo svoltare a destra. L’incroci aveva una variazione di pendenza che formava una specie di dosso per cui non si vedeva il fondo. Entro in curva deciso. Solo allora mi accorgo che tutto l’incrocio e la strada in cui mi stavo immettendo era in corso di asfaltatura ed era completamente cosparsa di ghiaia. La moto ha cominciato a scivolare. Sono riuscito a raddrizzarla ed ho frenato andando dritto sfruttando la larghezza dell’incrocio (per fortuna non veniva nessuno in senso opposto). Avere la padronanza del proprio mezzo in ogni condizione serve a trasformare un possibile dramma in un aneddoto da raccontare.

  6. #16
    Guest
    Citazione Originariamente Scritto da uomoragno
    .....Più che la padronanza, direi che la differenza la fa ciò che ho evidenziato in grassetto.
    Non direi. Se è vero che di solito gli incidenti sono provocati da combinazioni di fattori "sarei riuscito a tenere la moto ma arrivava qualcuno e mi sono piantato", è anche vero che molti fanno tutto da soli. Se uno non riesce a tenere la moto si allunga e si fa male senza bisogno che arrivi o meno qualcuno.

  7. #17
    Gilles
    Guest
    Sono d'accordo con Adry, la pista ti insegna cosa può fare la moto
    Prima di andarci mi capitava di attaccarmi ai freni in caso di ingresso "allegro" in curva Oggi, consapevole di quale angolo di piega è capace la moto, la butto giù e via, in sicurezza
    Stessa cosa per una staccata; continuo a frenare poco per strada ma se servisse, so cosa possono fare quei pezzetti di ferodo lì davanti e, in combinazione con quanto detto prima, so che una volta nella curva se ,molli i freni e butti giù la moto, ti ritrovi fuori dalla curva senza problemi
    Se usassi questa consapevolezza come metodo di guida, sarei un imbecille, per strada si guida diversamente, è ovvio
    Per quanto mi riguarda ho consumato saponette e pedane (prima di metterle arretrate) a Binetto ma per strada non struscio alcunchè
    Tralaltro la pista serve da "bromuro" per la guida in strada Una volta che sfoghi le tue voglie tra i cordoli capisci che le strade aperte al pubblico servono a ben altro
    Insomma è come concentrare anni di guida su strada in qualche giorno. Però bisogna ricordare, come correttamente ricorda Aldo, che questo non è tutto
    L'attenzione a ciò che succede intorno a te, è essenziale, come è essenziale conoscere le reazioni del mezzo sullo sconnesso, in condizioni di scarsa aderenza o in caso di ostacoli improvvisi
    Ovviamente per acquisire queste abilità, non ci sono scorciatoie ma solo l'esperienza maturata con i km sulla strada

  8. #18
    FazerItaliano Andante L'avatar di Lud7587
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    Quanta strada devo fare....

  9. #19
    Gilles
    Guest
    Citazione Originariamente Scritto da Lud7587
    Quanta strada devo fare....
    L'importante è non avere fretta

  10. #20
    FazerItaliano Novello L'avatar di donatdm
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    paina di giussano
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    se dico solo "biker inside" si capisce?

    per non riscrivere il pensiero di aldo che condivido in toto.
    la pista insegna a noi cosa riusciamo a fare noi con la moto, la moto è sempre più brava di noi. siamo noi i pirla che cadiamo, la moto non ha colpe. è sempre prevedibile. a volte si scollega il cervello.

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