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Discussione: In moto sulle strade del Tour de France

  1. #1
    FazerItaliano Novello
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    21/12/2007
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    In moto sulle strade del Tour de France

    ragazzi,
    vi invio un report di un viaggio sulle Alpi francesi. Buona lettura!
    Era un po’ che questa idea mi frullava nella mente. A forza di sentire i discorsi di chi c’era stato, le foto e i commenti su Internet, ho cominciato a programmare questa gita “fuori porta”. E poi, per un motociclista che ha valicato non dico tutti ma molti passi alpini, dolomitici ed appenninici nostrani, conquistare anche i mitici passi del Tour de France mi sembrava un obiettivo irrinunciabile. E così, piano piano questo progetto ha cominciato a prendere forma fino a materializzarsi in qualcosa di più concreto di una semplice idea. Si trattava poi di discuterne con i compagni di avventure di sempre, mia moglie ed una coppia di amici motociclisti con cui viaggiamo costantemente insieme. Alla fine, dopo varie stesure, correzioni, incontri al vertice, scelta degli alberghi, interminabili serate passate con la cartina del Touring in mano a contare i km delle varie tappe, un ultimo sguardo alle previsioni meteo su Internet, un saluto ai figli, si parte! Io con la mia fida Banditona, mia moglie con la sua fiammante Kawa z750, e la nostra coppia di amici su un teutonico ma splendido GS1200.

    1° giorno – Trasferimento da Roma a Ventimiglia. Nessun particolare degno di nota, se non la solita noia che mi prende a guidare in autostrada. Purtroppo, per le lunghe distanze, è un male necessario. Il meteo ci assiste, c’è un bel sole che rende meno affaticante la traversata. Arriviamo a Ventimiglia nel primo pomeriggio con un tempo un po’ incerto e ci sistemiamo in albergo, in verità un po’ fuori mano e decadente (“La Riserva di Castel d’Appio”). Poi, dopo un veloce ma ottimo “spuntino” (un prosciutto e melone favoloso!) non contenti dei km percorsi, riprendiamo le moto e andiamo a visitare il paesino di Dolceacqua, non lontano da Ventimiglia.

    Ottima scelta, il paesino è veramente carino, visitiamo il centro storico a piedi traversando un ponte altissimo e panoramico ed arriviamo fino alla rocca, che visitiamo.

    Poi ritorno in albergo, cena (ottima) e a letto presto, chè domani si comincia a fare sul serio!

    2° giorno – La mattina al nostro risveglio il tempo è piuttosto incerto, anche se in direzione francese vediamo ampi spazi di sereno. Da Ventimiglia di buon mattino e dopo abbondante colazione decidiamo di entrare in Francia evitando la classica frontiera. Quindi S.S. 20 fino a San Michele e poi saliamo curvando al valico di Olivetta da dove entriamo in Francia passando davanti ad una casa doganiera desolatamente chiusa…c’è un semplice cartello che indica che siamo entrati in Francia. La Francia ci accoglie con una strada stretta, mal tenuta per il primo tratto, ma con un panorama stupendo, verde, colline, montagne, e nella solitudine più assoluta (ad un certo punto mi è venuto il dubbio di essermi perso, non c’era proprio nessuno per strada e nessuna indicazione!). Dopo pochi km arriviamo però al paesino di Sospel che, pur apparendo grazioso, attraversiamo velocemente perché il nostro programma prevede i primi passi “seri” e non possiamo perdere tempo...Peccato perché da quello che abbiamo visto passando, avrebe meritato sicuramente una visita, sarà per un‘altra volta! Seguiamo le indicazioni per il Col du Turini e iniziamo ad affrontare i suoi tornanti in salita, arrivando al passo in poco tempo.

    Dal Turini

    prendiamo la D2565 in direzione St. Martin-Vesubie, Isola, valichiamo un “passetto” a 1.500 mt. di cui non ricordo il nome. Ci fermiamo giusto per i rifornimenti alle moto e per prendere un caffè. Il tempo continua ad essere variabile, a fondo valle c’è un bel sole, ma più andiamo avanti e più verso le montagne si addensano nuvoloni neri…Arrivati a St. Sauveur sur Tinée, prima decisione difficile del viaggio. Andiamo verso la Bonette (e verso i nuvoloni neri) oppure deviamo per le Gorges du Cians e Entrevaux? Io e mia moglie proponiamo di andare verso i nuvoloni e la coppia di nostri amici, anche se non troppo convinta, accetta! Prendiamo quindi la D2205 verso St. Etienne de Tinée dove ci fermiamo ad un distributore per il pieno e chiediamo alla signora che lo gestisce se ha notizie del tempo al passo…Ci risponde in maniera generica e perciò non ci toglie i nostri dubbi, ma ormai la decisione è presa, si va sulla Bonette, la strada più alta d’Europa, costi quel che costi! Iniziamo la salita, l’asfalto è stupendo, sembra una pista, non c’è nessuno e ce lo godiamo alla grande, anche se le nuvole nere si avvicinano sempre di più e, costante dei passi francesi, non c’è nessun parapetto o guard-rail a proteggere la carreggiata!

    Ogni tanto ci fermiamo, scattiamo delle foto e preghiamo che non ci colga un uragano, le nuvole così basse e nere fanno veramente impressione! Alla fine, avvolti nei nuvoloni che ci tolgono molta visibilità ma con l’adrenalina a mille per la tensione, arriviamo in cima al passo, dove troviamo immerso nella nebbia uno stop e una deviazione costruita apposta per arrivare a mt. 2802 con la moto e superare così l’altezza del Passo dello Stelvio. Questi francesi le pensano proprio tutte!

    In cima troviamo altri motociclisti ed anche qualche ciclista…Non abbiamo preso una goccia d’acqua, siamo contenti perché anche senza il sole, la salita alla Bonette con queste condizioni meteo ha il suo fascino! Avvolti nella nebbia ci facciamo reciprocamente i complimenti ed iniziamo la discesa lasciandoci alle spalle i nuvoloni e la nebbia e alla fine della discesa vediamo sulla sinistra un bar-baita dove di fermiamo per un thè caldo. Proseguiamo poi per Barcelonnette, la meta finale della giornata. E’ ormai pomeriggio inoltrato, parcheggiamo le moto nel centro e cerchiamo un albergo per passare due notti. Troviamo l’Hotel Azteca vicinissimo al centro storico, carino, con stanze confortevoli e un riparo coperto per le moto. Ci sistemiamo, una bella doccia rinfrancante e poi a piedi a girare nel paesino. Essendo settembre c’è ancora un po’ di movimento di turisti, soprattutto amanti della montagna, ma vediamo anche molti motociclisti e ciclisti. Nella piazza principale ci fermiamo in un bar per una birra fresca e dei salatini (pochi…) e nel frattempo consultiamo la cartina per controllare l’itinerario di domani, che si preannuncia quanto mai gustoso! Dopo aver deciso cosa fare per il giorno dopo, arrivata l’ora di cena ci sediamo in uno dei tanti ristoranti all’aperto che ci sono nel paesino e mangiamo molto bene (a me e mia moglie la cucina francese piace quindi siamo di parte, ma scopriremo in seguito che in Francia si sono imparati a cucinare anche delle ottime pizze napoletane!). Dopo cena, altra passeggiata per digerire e poi a letto a riposare!

    3° giorno – Dopo un’ottima colazione in albergo, di buon mattino siamo pronti per ripartire. Considerato che la sera ritorneremo a Barcelonnette, lasciamo i bagagli in albergo e viaggiamo “scarichi”, solo con le antipioggia e la macchina fotografica con noi. E’ una bella giornata, c’è un sole caldo, niente nuvole e dal paese prendiamo tutti baldanzosi l’indicazione per il Col de la Cayolle. Io un po’ meno, perché avevo letto su Internet i commenti negativi dei motociclisti sulle condizioni disastrate dell’asfalto e non sapevo cosa ci avrebbe atteso lungo la strada…Non dico niente agli altri ma, in realtà, il passo si è poi rivelato stupendo e l’asfalto, anche se di grana grossa, in ottimo stato (lo avranno sistemato di recente). Ogni tanto ci fermiamo ad ammirare il panorama, man mano che saliamo verso il passo la valle si restringe, il verde dei prati e degli alberi, il colore delle rocce e il cielo azzurro la fanno da padrone. Non c’è nessuno…Ad un certo punto vediamo sulla montagna un daino (o un cervo, non lo so) che scende tranquillamente verso valle, incurante della nostra pur discreta presenza. E’ un posto meraviglioso, non vorresti andare via, e la sensazione di benessere è amplificata per noi dal fatto di essere qui in moto!


    Proseguiamo verso il passo (mt. 2327) dove troviamo pochissima gente, un panorama stupendo e ci fermiamo per qualche foto.

    Ripartiamo dal passo ed iniziamo la discesa in mezzo al verde, con le montagne che ci circondano. L’asfalto è sempre buono, ma si perde rapidamente quota con alcuni tornanti ripidi. Arrivati al paese di Guillames ci fermiamo per un caffè e poi si riparte per Entravaux. Prima di arrivare ci attende un’altra meraviglia, le Gorges de Daluis, una strada che si incunea in canyon di roccia rossa dove in fondo scorre il fiume. Ci fermiamo a fare tante foto ed a un certo punto attraversiamo a piedi un ponte da dove chi vuole può praticare il bungee-jumping. Proseguiamo la strada incerti se dare la precedenza al panorama o all’asfalto perfetto!

    Finalmente arriviamo ad Entravaux

    Si tratta di un paesino medioevale stupendo, che vale sicuramente una visita, costruito sulla sponda di un fiume ed in cui si entra attraverso un ponte levatoio. Fortunatamente c’è poca gente, per cui ce lo gustiamo a piedi con calma, perdendo purtroppo – almeno per me - la visita al Musèe de la Moto, una splendida esposizione gratuita di moto d’epoca in una casa privata! (Ci sono i cartelli in paese, chi vuole lo troverà facilmente). Arrivata l’ora di pranzo ci sediamo in un grazioso ristorantino all’aperto dove mangiamo delle crépes squisite!

    Al momento di ripartire, viene bocciata la mia idea di ritornare alla base percorrendo le Gorges du Cians (parallele a quelle de Daluis) che avevo letto essere altrettanto stupende! Prendiamo quindi la N202 fino al bivio per Colmars dove arriviamo dopo aver percorso comunque una bella strada tutte curve (anche se un po’ strettina). Saliamo ancora di quota fino al Col d’Allos, un passo che a me non ha detto nulla (ma forse stavo ancora pensando alle Gorges non viste!) anche perchè poi la discesa verso valle è consistita in ripidi tornanti, secchi e con carreggiata stretta! Incrociamo in salita un gruppo numeroso di Gold Wing con tanto di bandierine e ci salutiamo calorosamente! Arrivati a Barcelonnette ci fiondiamo in albergo dove ci rimettiamo in sesto per trascorrere la serata in paese. Per cena optiamo per una semplice ma ottima pizza cotta con il forno a legna (le crépes del pranzo ci avevano saziato più del previsto!). Un po’ stanchi per la strada e le curve fatte, ci buttiamo poi a letto per ritemprare le forze in vista della giornata successiva.

    4° giorno - Anche questa giornata parte all’insegna del sole e del bel tempo, meno male perché la strada da fare è tanta e i posti da vedere anche! Dopo colazione salutiamo l’albergo che ci ha ospitato per due giorni (il gestore gentilmente ci augura “bonne route”) e puntiamo le ruote in direzione Col de Vars. Attraversiamo il paese di Jausiers e prendiamo la D902. Lungo la strada incontriamo un forte arroccato sulla roccia (non mi ricordo il nome, scusate, ma tanto è visibilissimo dalla strada). CI fermiamo per la foto di rito e proseguiamo. Arriviamo al Col de Vars (mt. 2111) che a quell’ora si trova in ombra, c’è un vento di tramontana gelido, e dopo qualche foto decidiamo di proseguire rapidamente!

    Dopo il paese di Guillestre proseguiamo per circa 15 km e poi prendiamo la D5 e la D 2057 verso il Colle dell’Agnello. Si tratta di uno dei passi più alti delle Alpi (mt. 2744) che si raggiunge percorrendo una strada stupenda, ben asfaltata, osservando una natura selvaggia che si offre al nostro passaggio. Montagne, prati verdi, mucche al pascolo, baite sparse sulle pendici, cielo azzurro, sole e niente nuvole!

    Arrivati in cima al passo scopriamo che è un classico per motociclisti e ciclisti, è pieno di mezzi a due ruote, e tutti (anche noi!) si fanno la foto davanti al cippo con l’altitudine a la scritta “France-Italie” con tanto di riga colorata sull’asfalto a delimitare il confine.

    Vista la splendida giornata, vinco le resistenze degli altri e li convinco a fare una puntatina in Italia scendendo fino al paesino di Chianale, molto carino, con le case in pietra e i fiori con quei colori splendidi che solo in montagna si possono trovare. Approfittiamo della sosta per sistemare con la colla comprata in un emporio la suola dello stivale di mia moglie che si è staccata (!) e ripartiamo ripercorrendo la stessa strada dell’andata, valichiamo di nuovo il Colle dell’Agnello e rientriamo in Francia puntando verso Chateau-Queyras che, come dice il nome, è un borgo sormontato da un castello stupendo che, per mancanza di tempo, non riusciamo a visitare! Imbocchiamo la D902 in direzione Briançon, asfalto sempre in ottimo stato, e (almeno io che ho pensato l’itinerario) aspetto con ansia di vedere un’altra meraviglia: la Casse Deserte, che ti appare all’improvviso dopo una curva!

    Ci fermiamo ad ammirare il panorama e restiamo senza parole! Un enorme ghiaione che sprofonda fino a bordo strada, con un paesaggio che sembra di stare sulla luna.

    Al confronto dell’enorme colata di ghiaia le moto e le persone sono piccolissime e questo dà l’idea dell’imponenza del fenomeno naturale, scattiamo foto a più non posso e rimontiamo in sella raggiungendo dopo poco il Col de l’Izoard (mt. 2360)

    dove il tempo inizia a guastarsi, con nuvole nere che si addensano rapidamente spinte da un vento gelido. Scattiamo qualche foto e ci affrettiamo a ripartire in direzione Briançon, dove abbiamo deciso di pernottare. Lungo la discesa inizia a piovere, ci fermiamo per mettere l’antipioggia e ripartiamo sotto l’acqua. Arrivati a Briançon inizia a piovere di brutto, e ci fermiamo al primo albergo che troviamo (non mi ricordo il nome, ma di alberghi lì ce ne sono tanti, è un paese votato al turismo invernale ed estivo) ai piedi della città vecchia. Parcheggiamo le moto al coperto e dopo una doccia andiamo a piedi a visitare la cittadella. Piove così tanto che ci facciamo prestare due ombrelli dall’albergo (e meno male che abbiamo l’antipioggia che indossiamo subito!) e prendiamo un autobus che ci porta nella città vecchia. La cittadella è stupenda, arroccata su una collina, circondata da mura con strade e negozi caratteristici (c’è anche la strada principale che è percorsa da un canaletto centrale che fa scorrere l’acqua piovana) peccato solo che diluvi e faccia freddo, non abbiamo scattato neanche una foto decente. Troviamo per la cena un bel ristorantino, ma ce ne sono tantissimi, uno più bello dell’altro, e ceniamo bene e beviamo meglio! Sempre a piedi, ritorniamo in discesa verso l’albergo, euforici per le belle cose viste, le strade percorse, e perché tutto procede secondo i piani (o forse è il vino che fa effetto?). Ci ritiriamo in camera pronti per un’altra giornata spettacolare.

    5° giorno – La mattina ci alziamo che il tempo è ancora incerto, non piove, ma ci sono nuvole basse che non ne vogliono sapere di andarsene. A colazione vediamo altri motociclisti, c’è un gruppo di BMWisti tutti griffati (sono stranieri, forse tedeschi) e famiglie con figli al seguito. Mentre facciamo colazione (è un grande albergo, c’è un anonimo buffet, noi preferiamo gli alberghi più piccoli e a misura d’uomo, ma va bene lo stesso) il tempo pare volgere al meglio, ci prepariamo ed esce il sole, anche se la temperatura si è abbassata e fa fresco. Oggi il programma prevede un giro particolarmente impegnativo e denso di belle strade, quindi non c’è tempo da perdere. Partiamo in direzione del Col du Lautaret (N91) e mentre il sole diventa sempre più deciso, ci accorgiamo che le cime delle montagne sono innevate di fresco, probabilmente durante la notte in quota è nevicato! Il vento gelido della sera prima ha però definitivamente spazzato il cielo che è di un azzurro intenso. Arriviamo al Col du Lautaret (mt. 205 bello ma che però è solo l’antipasto di quello che ci aspetta…Imbocchiamo difatti la D902 ed iniziamo una salita seria, la vegetazione diventa sempre più rada e dopo una strada spettacolare, con panorami mozzafiato, montagne da ogni parte, si sale senza alcun parapetto fino al Col du Galibier (mt. 2556). Anzi, prima di arrivare al passo vero e proprio ci imbattiamo in un rifugio con annesso negozio di souvenir. C’è anche un enorme monumento commemorativo in onore del creatore del Tour de France. Acquistiamo l’adesivo del passo e proseguiamo nella salita (si può anche percorrere un tunnel con tanto di semaforo, ma la salita è più bella). Ancora due o tre curve e siamo in cima al passo (mt. 2645) e ci fermiamo.

    E’ pieno di moto di tutti i tipi, ed il cartello con la scritta Col du Galibier è letteralmente coperto da adesivi appiccicati da chi è passato di là!


    Scattiamo tante foto, il panorama da quassù è mozzafiato, non vorresti mai ripartire, e ci prepariamo per la discesa, non senza aver avuto l’ennesima sorpresa di un fotografo ufficiale che, sdraiato per terra, fotografa tutti i motociclisti e ciclisti che passano e mette su Internet le foto per l’acquisto (www.griffephotos.com). Scendiamo rapidamente, superiamo i paesi di Valloire (dove torneremo per dormire) St. Michel de Maurienne, St. Jean de Maurienne, e prendiamo la D926 in direzione Col de la Croix de Fer. La strada è tortuosa, bella, a tratti stretta, l’asfalto è a tratti esaltante e a tratti meno bello, traffico inesistente, ma passa tutto in secondo piano rispetto alla contentezza di essere là. Lungo la strada (è ormai ora di pranzo) in uno dei piccoli paesini che incontriamo, ci fermiamo in un bar che ha anche una sala all’aperto. Ci accomodiamo e poco dopo arriva un altro gruppo di motociclisti italiani che salutiamo e che ricambiano. C’è il sole, fa caldo, e si sta bene. Una birra fresca e patatine fritte a volontà completano la sosta! Ripartiamo e la strada sale sempre, tortuosa ma bella, con l’asfalto ancora segnato dalle scritte lasciate dai tifosi del Tour de France, che evidentemente è passato per di qua quest’anno. Si arriva al passo (mt. 2067) dopo tante curve, c’è un bar-rifugio in vetta, e da lì inizia lo scollinamento dall’altra parte della montagna.

    Panorama sempre superbo, sole e niente nuvole!

    Proseguiamo per il Col du Glandon (mt. 1924) e da li è una discesa continua tra montagne, colline e boschi. Ci ritroviamo sulla N91 dove proseguiamo per Le Bourg d’Oisans e percorrendo la statale siamo “costretti” (con nostro sommo dispiacere!) a rifare di nuovo il Col du Lautaret e il Galibier, provando anche l’ebbrezza di percorrere il tunnel in cima al passo…Arrivati a Valloire ci accoglie un paese di montagna, carino ma semideserto, in pieno periodo pre-chiusura estiva. Alberghi, negozi e ristoranti quasi tutti chiusi, troviamo ospitalità nell’albergo “Les trois oursons” (“I tre orsacchiotti”) molto carino e tutto in stile montanaro. La proprietaria ci spiega che la stagione estiva per il paese è ormai terminata e che domani chiuderanno anche loro. Per cena andiamo in uno dei pochi locali aperti dove peraltro mangiamo splendidamente quantità industriali di carne cotta da noi su un fornello posto sul tavolo! Dopo cena la passeggiata nel paese deserto è d’obbligo nel vano tentativo di digerire!

    6° giorno – Anche il programma odierno prevede altre strade e panorami esaltanti. Il tempo è ancora splendido, e dopo aver consumato un’ottima colazione in albergo (siamo gli unici ospiti insieme ad un’altra coppia di motociclisti tedeschi) siamo pronti per ripartire. Da Valloire scendiamo a St. Michel de Maurienne e prendiamo la N6 in direzione di Modane, importante snodo ferroviario. La strada che corre nel fondo valle non ha niente di speciale, ed è attraversata spesso da mezzi pesanti. Incontriamo però un altro spettacolare castello (mi pare si chiami Fort del l’Esseillon, che è possibile visitare).


    Per fortuna che durante una sosta caffè il sottoscritto butta l’occhio su alcune cartoline appese dove si vedono foto del Col du Mont Cenis. Propongo agli altri di fare questa piccola deviazione e, senza troppa convinzione, acconsentono. Iniziamo la salita su una bella strada, larga, panoramica e ben asfaltata. Appena superato il passo (mt. 2081) ci troviamo di fronte un lago molto bello ed esteso.

    Scendiamo dalle moto e facciamo quattro passi scattando tante foto. Riprendiamo le moto percorrendo la stessa strada in discesa e giunti di nuovo sulla statale giriamo a destra per la D902 e il Col de l’Iseran. Anche questa è una strada di fondovalle senza particolarità, se non fosse per il panorama stupendo a cui ormai siamo abituati…Arrivati però al paese di Bonneval sur Arc, molto carino ma che non visitiamo, prendiamo decisi per il Colle ed inizia una salita molto ripida, con asfalto perfetto ma senza parapetti, e dopo molte svolte, soste foto che ci lasciano ogni volta a bocca aperta, arriviamo finalmente al passo (mt. 2770).

    Ci fermiamo, non c’è molta gente, sono quasi tutti motociclisti, acquistiamo l’immancabile adesivo del passo, passeggiamo un po’ e scattiamo tante foto, godendoci il panorama e il sole caldo. A malincuore rimontiamo in sella ed iniziamo la discesa verso la Val d’Isere, anche se sarebbe meglio chiamarla “planata” dato che con pochi tornanti si perde rapidamente quota. La vista è mozzafiato perché il paese è a strapiombo sotto di noi, peccato che arrivati a fondo valle ci accoglie un paesone votato al turismo invernale che di caratteristico non ha nulla! C’è un orribile albergo moderno, sulla sinistra del paese, che sembra un enorme ammasso di tubi di ferro e cemento! Un po’ disgustati, proseguiamo la strada e visto che lo stomaco comincia a brontolare (sono oltre le due del pomeriggio) ci fermiamo in un bar a bordo strada che gentilmente ci sfama con prosciutto, formaggio, patatine fritte e birra! Dopo un buon caffè ci rimettiamo in marcia perché la strada è ancora lunga. Proseguiamo per la D902 e, al bivio per il Piccolo San Bernardo tiriamo dritto verso Bourg St. Maurice e il Cormet de Roselend. La strada diventa stretta e impegnativa, ma l’asfalto è sempre ottimo e i panorami superbi (si, lo so, ripeto sempre le stesse cose, ma andateci e ne riparleremo!).


    Arriviamo in cima al passo (mt. 196 la foto di rito è d’obbligo e poi giù in picchiata verso Albertville dove vorremmo dormire in un alberghetto carino trovato su Internet. Arriviamo ai margini della città e sulla statale ci ritroviamo immersi in cose che avevamo dimenticato: traffico, rumori, smog, camion…Scappiamo rapidamente e dopo aver penato un po’ giungiamo finalmente nell’albergo prescelto (La Tour de Pacoret). Da fuori è come lo immaginavamo: carino, in campagna, con una bella piscina all’aperto dove già ci immaginiamo a sguazzare, ed invece l’amara sorpresa: l’albergo è pieno (è piccolo ed ha poche stanze)! A quel punto, non sappiamo dove sbattere la testa: sono già le sei del pomeriggio e dobbiamo sbrigarci a trovare una sistemazione, decidiamo di tornare rapidamente ad Albertville ripercorrendo la trafficata N90, ma almeno in quella grande città speriamo di trovare posto. Lo troviamo in un albergo in pieno centro, molto elegante, con garage privato e per nulla economico, va beh, per questa volta sorvoliamo! Dopo una doccia ritemprante, andiamo a piedi a spasso in città (che in realtà è semideserta e tranquilla) e ceniamo in un ristorante-pizzeria dove mangiamo una ottima ed economica pizza e facciamo il punto della situazione per l’indomani. Io voglio assolutamente andare a visitare la città di Annecy che dista circa 50 km da Albertville, e poi decideremo al momento. Ci accordiamo per Annecy e ci diamo appuntamento all’indomani.

    7° giorno – Anche oggi c’è il sole, non c’è che dire il tempo è decisamente dalla nostra parte. Facciamo colazione in albergo, serviti al tavolo come veri signori, e ripartiamo alla volta di Annecy, percorrendo la N508 che si rivela una strada tipo le nostre consolari, molto trafficata e che per un lungo tratto costeggia un lago con alberghi, campeggi, centri commerciali, semafori e quant’altro. Procediamo molto lentamente e finalmente arriviamo ad Annecy, dove perdiamo un po’ di tempo per parcheggiare le moto e ci addentriamo poi a piedi nel centro storico. Fa caldo, la città è affollata ma non per questo meno splendida. E’ attraversata da un fiume che la fa assomigliare ad una Venezia in miniatura.


    Gli scorci medioevali da fotografare si sprecano, e ci imbattiamo pure in un caratteristico mercatino in cui tutto è esposto alla luce del sole. E’ ancora presto quando ripartiamo, allora la mia proposta è la seguente: facciamo l’ultimo passo (Col des Aravis) e poi procediamo per Megeve e Chamonix con l’idea di rientrare in Italia dal Traforo del Monte Bianco. Proposta accettata e si parte! Il Col des Aravis (mt. 1487) lo raggiungiamo dopo una bella strada passando da La Clusaz ed altri paesini di montagna con asfalto ottimo e panorami mozzafiato, con il Monte Bianco che si intravede sullo sfondo.


    Arrivati a fondo valle prendiamo la N205 per Chamonix e arrivati al bivio, prendiamo per il Tunnel del Monte Bianco. E’ un’esperienza particolare, soprattutto in moto, ma insomma, non vedi l’ora di uscire fuori all’aria aperta! Ci fermiamo a Courmayeur per uno spuntino e nel frattempo decidiamo cosa fare e dove andare. A questo punto vengono partorite le idee più disparate! Tentiamo prima di dormire alle Cinque Terre, in un alberghetto carino che conoscevamo ed in cui siamo già stati, ma dopo un po’ di telefonate scopriamo che è tutto pieno (c’è il sole, fa caldo e le scuole non sono ancora cominciate, quindi…). Alla fine decidiamo di proseguire ad oltranza e dormire nel Monferrato, così da guadagnare un po’ di strada la mattina dopo per tornare a Roma ed accorciare il viaggio di ritorno. Ci mettiamo in sella e ripartiamo a spron battuto. Usciamo rapidamente dalla Val d’Aosta e proseguiamo imperterriti verso sud. All’altezza di Casale Monferrato la coppia di nostri amici comincia a dare segni di impazienza…E’ pomeriggio inoltrato, non abbiamo ancora deciso dove andare a dormire, la stanchezza avanza, insomma cosa facciamo? Fermi in una piazzola di sosta dell’autostrada comincia una mitragliata di telefonate per trovare un posto sicuro e collaudato dove dormire. Alla fine troviamo posto in una “locanda” (in realtà un relais lussuoso) dove dirigiamo le nostre cavalcature, nonostante che questo ci comporti di uscire dall’autostrada e fare 50 km in più (che faremo poi all’indomani per riprendere l’autostrada verso casa!). Va beh, ogni tanto bisogna pur cedere ai desiderata altrui, soprattutto delle passeggere…Dopo una cinquantina di km di strada stretta e tortuosa, arriviamo abbastanza stanchi finalmente a destinazione dove ci attende una struttura di lusso e dei proprietari gentilissimi e premurosi. Sistemati in camera, doccia riposante, e dopo una breve passeggiata decidiamo di chiudere in bellezza cenando nel Relais. Mangiamo splendidamente (tagliolini al tartufo, una fiorentina squisita, dolci raffinati) e beviamo un ottimo rosso, tanto la sola strada che dobbiamo fare è quella per arrivare a piedi in camera! E’ la ciliegina sulla torta di un viaggio stupendo.

    8° giorno – Rientro a Roma via autostrada. Non vale neanche la pena di parlarne, tra la consapevolezza di aver trascorso giorni stupendi, aver visto posti spettacolari in ottima compagnia, e la fretta di voler essere a casa a riabbracciare i propri figli. Ringrazio di cuore mia moglie (una vera motociclista tosta che non si ferma davanti a niente, pioggia, freddo o vento che sia!) e i nostri amici che hanno voluto condivere insieme questa splendida esperienza.


















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  2. #2
    FazerItaliano Andante L'avatar di igor1975
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    quanto rosiko su quei tornanti
    complimenti x il post
    ...non serve a nulla essere primi su strada,non si guadagna niente ad essere il primo del gruppo e non dobbiamo dimostrare niente a nessuno.
    ...strana roba lo snowboard... se pensi di non farcela, non ce la farai...

  3. #3
    FazerItaliano Novello
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    ti capisco, sono posti splendidi, potendo farlo, ripartirei subito!
    grazie per i complimenti!

  4. #4
    FazerItaliano Lesto L'avatar di katana
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    complimenti, giro stupendo e bel report

    un giretto quasi del tutto identico l'ho fatto nel 2006 con la fz6, e ti capisco quando racconti del paesaggio meraviglioso delle alpi francesi

    personalmente xò preferisco le strade svizzere e austriache, un pò più divertenti e con ottimo asfalto...

    ps: a quanto pare il passo più alto delle alpi non è la bonette ma questo
    my bar carruozzo&macerone

  5. #5
    FazerItaliano Novello
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    si, ma infatti i francesi ci giocano un pò su questo, soprattutto sul discorso del "valico" più alto d'Europa percorribile con mezzi a motore...Comunque, ciò non toglie nulla alla bellezza dei posti.
    Ho girellato anch'io per i passi svizzeri e austriaci, posti splendidi densi di ricordi...ma anche i passi francesi non scherzano in quanto a bellezza e qualità dell'asfalto!

  6. #6
    FazerItaliano Lesto L'avatar di vecia
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  7. #7
    FazerItaliano Andante
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    Che bellezza 'sti post.
    Si riesce a far girare la mente pur stando comodamente seduti
    Ci sono passato anche io e signora un paio d'anni fa, cosa per la quale feci un resoconto a "puntate", che dovresti trovare se cerchi in quest'area
    Bei posti...e bello spirito. Grazie

    p.s. la foto che ho attualmente in firma è stata scattata all'Iseran,nel piazzale proprio davanti al cartello del passo
    Ex fazerista pieghista saponista, da un bel po' solo Mototurista!
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  8. #8
    FazerItaliano Novello
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    L'ho letto e memorizzato il tuo post a puntate, tanto è vero che è stata una delle molle che mi ha fatto organizzare il tutto!
    Certo che abitando a Scarperia, in quanto a passi sei avvantaggiato!

  9. #9
    FazerItaliano Andante
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    Sono avvantaggiato si, ma le "solite cose" annoiano
    E come te, ho avuto e ho sempre voglia di posti nuovi
    Ex fazerista pieghista saponista, da un bel po' solo Mototurista!
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  10. #10
    FazerItaliano Andante L'avatar di Marco65
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    Ottimo Report !!!


    P.S. : ci sono alcune foto doppie...
    Ho provato a dare una mano a questa comunità ma mi sono arreso... son M o t o r a n a, non Don Chisciotte ©m o t o r a n a

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