Beh... io non ho parole per descrivere la stima che ho in voi, per la tenacia con cui mi siete stati alle calcagna per tutto questo tempo.
Non credevo che un maledetto bigliettino scritto in crucchese, trovato una mattina appeso alla mia moto, potesse appassionare così tanto i miei colleghi fazeristi.
paroale, Gaffiere, ReZaf, One, Igor, lancelot, e tutti gli altri… a quanto pare ce l’avete fatta! come la goccia scava la pietra, così anche le vostre costanti richieste (minacce), a furia di dai e dai, hanno scavato in me un profondo senso di colpa… roba da pensarci ogni volta che leggo “fazeritalia” tra l’elenco dei miei siti preferiti.
Ad ogni modo… Con questo ultimo post (se Dio vuole) potrete leggere finalmente la fine della mia avventura teutonica. Ormai l'ho tirata avanti così tanto che parecchia gente non saprà neppure di che sto parlando...
Anyway... ordunque, senza ulteriori indugi, ecco a voi l’ultimo capitolo della mia follia amorosa!
Eravamo rimasti a quando stavo per giungere a Neubiberg, dopo una lunga galoppata da Berlino e un memorabile incontro con gli sbirri.
Neubiberg è una graziosa cittadina situata nella periferia di Munchen. Erano ormai le otto di sera. Avevo dei nuvoloni neri carichi di pioggia proprio sopra la mia testa, una gran fame, e un indirizzo scritto a penna su un biglietto che tenevo nella tasca della giacca. Nessuna idea sul come trovare la casa dei miei host, e nessuno a cui chiedere informazioni nei paraggi. Ricordavo solo che la casa era vicino a un sottopasso della ferrovia… Inizio a girare a caso guardando i nomi delle vie. Poi una sorta di sensazione positiva mi guida per una strada che entrava in un quartiere di villette con giardino… ad un certo punto: “Bürgermeister e vattelapesca Straße!!! t’ho trovato!!!”
Percorro la strada in su e in giù un paio di volte cercando il numero civico giusto… con scarsi risultati… sarà stata la stanchezza ma il civico 23 non lo vedevo proprio scritto da nessuna parte… nel frattempo qualche timida gocciolina di pioggia inizia a bagnarmi la visiera. Ad un tratto vedo uno spilungone pelato che esce dal suo cancello e viene verso di me sbracciandosi… era Andy, il mio host! Mi aveva sentito ed era venuto a prendermi.
Mi fa parcheggiare in garage e mi accompagna fino alla casa. La casa, che sarebbe meglio chiamare villa era davvero meravigliosa. Andy mi accompagna fino sotto al portico e mi presenta la moglie Eva e i 3 figli. Ci fermiamo qualche minuto a parlare davanti al fuoco… presentazioni, come è andato il viaggio, cose così. Sembrava veramente la famiglia del mulino bianco! Poi, probabilmente vedendo la stanchezza nei miei occhi mi chiedono se voglio farmi una doccia. Come rifiutare!?
Dopo avermi mostrato dove era il bagno, Andy mi ha guardato e mi ha detto una cosa meravigliosa, che mi è rimasta impressa, e che da allora ho sempre detto a tutti i couch surfers che ho ospitato. Mi ha detto con un’aria felice e calorosa: “feel at home”, ovvero sentiti a casa… capite…? Quel “feel at home”, detto in quella maniera, voleva dire “sentiti a casa tua ragazzo motociclista pressoché sconosciuto che stai per farti una doccia nel mio bagno, io sono felice che tu sia qui.
Dopo la doccia mi son vestito con abiti civili e son tornato sotto il portico davanti al fuoco. Ad attendermi c’erano Andy, Eva e un invitantissimo piatto di pasta al tonno e pesto.
“…abbiamo pensato che fossi affamato…”
…Che meraviglia! Siamo rimasti davanti al fuoco a parlare… di tutto… una piacevole conversazione andata avanti fino a notte fonda nonostante la stanchezza… nessuno voleva interrompere quel momento proponendo di andare a dormire. è stupefacente come a volte facciano capolino nella nostra vita persone così belle, che in poche ore ti sanno dare qualcosa che cambia il tuo modo di vedere il mondo da lì in poi. Sapevo che sarei dovuto partire l’indomani mattina e quindi mi son voluto godere quel momento finché ne ho avuto le forze.
Quando proprio non riuscivo più a tenere gli occhi aperti, li ho salutati e mi sono diretto nella taverna, dove disteso su un comodissimo letto matrimoniale, mi sono abbandonato fra le braccia di Morfeo.
L’indomani mi sveglio tardi, saranno state le dieci e mezza… salgo le scale e mi affaccio in salotto. I bambini che erano lì a giocare mi vedono, mi sorridono, e corrono ad avvisare i genitori che “l’uomo nero” si è svegliato. Andy ed Eva erano nel prato dietro casa seduti attorno ad un tavolo imbandito con tutto l’occorrente per una vera colazione da campioni in stile germanico. C’era tutto; dalle uova alla frutta, passando per caffè, miele, yogurt, 4 tipi diversi di pane, biscotti, spremute eccetera… mi invitano a sedermi e a fare colazione con loro. Accetto… anche se in un primo momento rimango un pochino stupito dal fatto che l’allegra famiglia del mulino bianco stia facendo colazione sotto la pioggia.
Non era una pioggia intensa… avete presente quella pioggerellina fine fine che rompe solo i coglioni… ecco!
Sono bastati un paio di minuti per abituarmi alla cosa e un’altra manciata di minuti per scoprire l’estremo piacere che è far colazione scalzi nel prato con la pioggerellina che tamburella sulla pelata!
Prima di partire da quel posto meraviglioso mi son fatto scattare una foto con tutta la famiglia.
Poi carico la moto per l’ultima cavalcata fino a casa… uno sguardo al cielo… butta male. Decido dunque di indossare anche il coprituta impermeabile.
Mai decisione fu più azzeccata… dopo neppure cinque minuti dalla partenza dalla casa di Andy ed Eva si scatena un poderoso temporale… una cosa tipo spadino dell’anno passato per chi se la ricorda. Visibilità molto ridotta e la moto che diventa un acquascooter sull’autostrada allagata.
…ma a questo punto nulla poteva più scalfirmi… mi sentivo invincibile! Avevo percorso in una manciata di giorni un milione di chilometri per andare a stendere uno straccio sotto la finestra della mia bella per provare a me e a lei quanto potente fosse quel sentimento che alcuni chiamano amore…
di fronte a questa grandiosità… che sarà mai un po’ di acqua!?