Da Moto.it
La Versys 650 è uno dei modelli più apprezzati della storia recente di Kawasaki: agile, potente e ricca di coppia – non per nulla, del resto, i bicilindrici paralleli Kawasaki sono stati i riferimenti delle rispettive categorie degli ultimi 25 anni – ha saputo ritagliarsi un posto nel cuore degli appassionati e costituisce a tuttora uno dei best seller della Casa di Akashi.
L’occasione del restyling della sorella maggiore era però troppo ghiotta per non procedere con qualche ritocco anche alla 650 che non aveva mai potuto godere di una caratterizzazione estetica all’altezza della sostanza. Detto, fatto: allo scorso Intermot di Colonia Kawasaki ha pensato bene di far debuttare una vera e propria famiglia Versys, in cui al di là di una sostanza tecnica giocoforza molto differenziata (una proposta sulla base della Z750 avrebbe indubbiamente grande fascino ma anche diversi lati negativi e costi troppo rilevanti) si identifica facilmente l’intento di creare un forte family feeling estetico. Operazione riuscita molto bene, se volete un nostro parere. La nuova caratterizzazione visiva si sposa a meraviglia con le colorazioni 2015, ben riuscite sia nelle eleganti versioni a tinta unita quanto nelle più grintose bicolori.
Riveduta e corretta
Non c’era molto che non andasse nella precedente Versys bicilindrica; la nuova proposta appare comunque molto più fresca e moderna fin dal primo sguardo, con un colpo d’occhio dominato dal nuovo cupolino dai fari a sviluppo orizzontale come sulla sorella maggiore. Una soluzione più bella ma anche più efficace da un punto di vista aerodinamico: migliorano infatti tanto il coefficiente di penetrazione quanto la protezione del pilota grazie anche alle possibilità di regolazione (ben 60 mm) offerte dal nuovo plexiglass maggiorato, con una superficie che cresce del 17%.
Il propulsore non cambia troppo nella sostanza, ma viene rinvigorito un po’ agli alti regimi dove guadagna qualche cavallo (69 ad 8.500 giri contro i precedenti 64) senza penalizzare però l’erogazione ai bassi e medi regimi (il valore di coppia massima aumenta fino a 64Nm, pur spostandosi 200 giri più in alto, a 7.900 giri) e migliorando addirittura per quanto riguarda i consumi dichiarati, che il pilota può genere sotto controllo attraverso la spia Economical Riding Indicator. Nuovi attacchi al telaio in gomma riducono le vibrazioni su tutti i punti a contatto con il pilota che vede il proprio comfort migliorare sensibilmente anche grazie ad un telaio più snello che riduce lo spazio fra le ginocchia (e facilita quindi l’appoggio dei piedi a terra) ma soprattutto a pedane ricollocate più in basso e più avanti che determinano una posizione in sella più naturale.
Diverse le differenze in termini di dotazione ciclistica che prendono in parte le mosse dalle operazioni già svolte sulle cugine ER-6. All’avantreno arriva infatti una nuova forcella Showa da 41 mm con funzioni separate (aria ed idraulica) sui due steli, regolabile in precarico ed estensione nonché dotata di gambali allungati di 25 mm per migliorare la rigidità dell’avantreno. Al retrotreno troviamo un mono Kayaba dotato di registro remoto (con pomello) per il precarico molla. Per entrambi, naturalmente, cambiano le tarature rispetto al modello precedente.
Completamente rivisto anche l’impianto frenante per aumentare feeling, potenza e progressività, che ora può contare su nuove pinze, pastiglie dalla nuova mescola, un diverso rapporto di torchio idraulico per la pompa ed un disco posteriore da 250 mm, tutti e tre gestiti dall’ABS Bosch 9.1. I cerchi (irrobustiti) ora calzano pneumatici dedicati (una variante dei già noti Dunlop D221, denominati in questo caso D222) che migliorano grip ed agilità oltre ad avere una scolpitura dal disegno più sportivo. La Versys diventa anche più versatile grazie ad un serbatoio che passa da 19 a 21 litri di capienza, aumentando quindi l’autonomia anche grazie a consumi dichiarati ridotti del 2%. Come per la sorella maggiore, il telaietto reggisella è stato irrobustito consentendo l’uso simultaneo di valige e bauletto gestiti da una chiave unica.
La lista di optional è veramente ricca, e comprende diverse soluzioni per rendere la Versys più confortevole ed efficace nell’uso turistico: si va dal già citato set di valige da 28 litri e bauletto V47 alle borse interne per tutte e tre, proseguendo con paramani, faretti supplementari, presa di corrente 12v all’interno del cupolino ed indicatore della marcia inserita.
Dal vivo
Diciamocelo: adesso è anche bella. Fin dal primo sguardo la Versys 650 convince: le linee sono belle, grintose, quasi taglienti. La qualità delle plastiche, alla vista e al tatto, è di alto livello, la vista dal ponte di comando è gratificante e tutti i comandi sono belli e piacevoli da azionare. Non manca qualche piccola sbavatura – l’avvisatore acustico è bruttino e troppo in vista, e i comandi supplementari per gli optional (manopole riscaldate e faretti aggiuntivi) sono decisamente posticci – ma l’elenco delle finiture che convincono e conquistano è molto più lungo. La pompa freno, con il tornito serbatoietto separato, o anche i paramani in alluminio regolabili sono tocchi che ci si aspetterebbe su moto di classe superiore. Le valige sono davvero belle, e il nuovo sistema di aggancio fa si che smontandole non restino antiestetici attacchi in bella vista. Non certo nuova ma molto leggibile invece la strumentazione.
Avviando il motore si trova una tonalità di scarico educata ma vivace, merito del nuovo scarico che – all’apparenza identico – è il responsabile assieme alle nuove mappature degli incrementi prestazionali e della riduzione dei consumi. Il comando del gas è morbido e pastoso, anche se un po’ troppo lungo nella corsa, e consente di dosare perfettamente l’apertura per ottenere la risposta desiderata. Si parte e si prende velocità facilmente grazie ad un cambio irreprensibile (migliorabile invece la frizione, un po’ legnosa nel comando) e la Versys mette in mostra subito la caratteristica di tutte le moto ben riuscite: bastano pochi metri per sentirsi perfettamente a proprio agio. La Versys si manovra da ferma con facilità, si gira in un fazzoletto e non mette mai in crisi anche ad andature pedonali, grazie ad un equilibrio estremamente riuscito
Il tracciato scelto da Kawasaki per farci assaggiare la nuova Versys 650 si snoda in Sicilia, fra la costa di Acireale e le pendici dell’Etna nella zona di Randazzo facendoci volutamente attraversare diversi centri urbani con ogni genere di pavimentazione. La taratura scelta dai tecnici di Akashi per le nuove sospensioni fa sparire magicamente tutte le asperità, comprese quelle del micidiale lastricato sconnesso di pietra lavica che pavimenta tutte le vie principali dei paesini etnei. L’agilità della Versys consente di sgusciare con agio dalla morsa di un traffico imprevedibile (chi conosce le zone sa di cosa parliamo) ma anche arrivati al momento della resa poggiare i piedi a terra è veramente facile anche per chi, come chi scrive, è piuttosto lontano da stature cestistiche.
Bisogna affrontare asperità davvero enduristiche perché le sollecitazioni infastidiscano pilota e passeggero; a questo proposito vale la pena di segnalare come il pomello di registrazione precarico del monoammortizzatore sia realmente molto accessibile – non si trovasse sul lato destro azzarderemmo addirittura la possibilità di agirvi in movimento. Il resto lo fa un’erogazione praticamente immacolata: basta tenersi sopra i 1500 giri per trovare un motore che gira rotondo, regolare e senza esitazioni. Certo, non aspettatevi un tiro taurino nei rapporti più lunghi, ma credeteci: è davvero raro trovare un propulsore di frazionamento e cubatura analoghi altrettanto regolare e pulito ai bassi e medi regimi.