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Visualizza Versione Completa : Un cavaliere e la sua cortigiana, nel regno delle Dolomiti



flydrive
27/09/2004, 12:12
E' il divertito racconto di un meraviglioso giretto fatto nel mondo che più sento mio e che più mi da me stesso. Divertitevi !!!

:) …Era già giorno quando ho sentito quel richiamo provenire dal fondo del mio palazzo, laggiù da quella stanza chiusa, una vocina continuava a martellare le mie orecchie. Con la più banale delle scuse, dedicata al buon Dio Bacco, mi inoltro di soppiatto verso quella sirena che incantando i miei desideri, appresso mi attrae.
Spalanco il portone... è lei... l'istinto non mentiva, e forse proprio per questo ho ascoltato quei cantichi di un autunno annunciato. Nelle sue forme mi attira con i tentacoli della lucentezza, avida del mio polso, mi prende per la voglia di essere cavalcata.

Oh com'è debole e volubile l'animo umano quando si scontra con ciò che più lo aggrada.... :roll:

Poi improvvisamente il silenzio mi riporta alla realtà, le sue sirene smettono di prendere la mia mente, chiudo il portone dietro di me chiedendomi “come mai una tentazione di così breve periodo…”
Ma era tutto chiaro… ero già vinto… ecco perché quegli occhi sinuosi smisero di lampeggiare… perché sapevano di avermi già preso.
Allora ritorno su nelle mie stanze, dove la moglie-regina astuta mi vede, vinto ed oppresso da quell’amante chiusa nelle segrete. E qui, con la saggezza della donna, conscia che il pericolo meccanico nulla priva al nostro reame, con sorriso di stizza, o forse per prendersi gioco di me, mi invita al rito della vestizione, necessaria a quel rapporto che l’amante ha chiesto e che io, prode cavaliere, mi sono accinto a dare.

Stivali, giacca, pantaloni, guanti, sottocasco, casco…. Il cavaliere nella sua armatura di moderna fattura, saluta la sua famiglia e porta nel cuore il drappo del saluto, invito al ritorno e ad una cavalcatura degna di un re.
Torno così lesto dalla mia dama, libera e sorridente dalle sue vastali, che quando il giorno la vede racchiusa, ne conservano il suo bagliore. Sorridente e bella, come sempre mi invita a prenderla per mano, ed io, sfiorando le sue forme lisce e vellutate, mi accingo ad unirmi a lei, poggiandomi su di essa a formare un unico corpo, che prestante avanza su lingue d’asfalto.
Ad ogni mia movenza essa mi segue come la più esperta delle amanti. Ad ogni mio solleticar di polso, risponde urlando di piacere e donandomi emozioni che solo la sua nobile postura può arrecare ad un tranquillo cavaliere del XXI° secolo.

Nella mia armatura, rilassato e coccolato da materiali caldi e protettivi, volgo il mio viaggiare verso terre ancora libere da quei cavalli d’acciaio che imbestialiti sputano fumi nocivi. Terre che parlano e si raccontano da ogni angolo in cui le si guardi, sorvegliate da mille Fate che alle spalle si divertono, prendendoti in giro con voci soffuse, nel momento in cui il tuo udito ingenuamente si distrae.
In questo mondo, il segreto del dolce viaggiare, sta nel farsi prendere dall’atmosfera, e farsi condurre dagli artigli asfaltati, che poderosi mostri di roccia stendono a segnare il cammino.

Su e giù, avanti e indietro, con movimenti fluidi accompagno la mia bella nell’estasi di un viaggio che sembra piacere ad entrambi. Poi lesto mi sovviene che il mio regno a casa preme, per aver la mia presenza nel ricco mensale, dolce preludio al meritato sonno. La mia bella, contenta per aver preso il sopravvento, e per esser stata regina in un giorno di settembre, mi guida con fierezza, sicura nelle sue gesta, facendosi ammirare, verso il cammino del ritorno.
Il sole alle spalle prende le nostre ombre tirandole fin dove l’occhio possa scoprire la via, e nel tentativo di prenderne la fine, mi ritrovo nel mio regno di meccaniche persone, di case geometricamente uguali tra loro, a rimpiangere quel mondo di fate, in cui montagne maestose nascondono brulicanti folletti sempre operosi per ricamare un paesaggio diverso ad ogni addivenire.

Com’è bello quel mondo incantato, venite o gente, venite a vederlo anche voi.

Giunto così al mio feudo, e coricata nelle sue stanze la mia preziosa amante, essa chiude gli occhi esausta nel suo sforzo, ed io, fiero delle mie gesta, la ricopro con vestali di gran dama. Richiudo quel portone mentre sento le voci affievolirsi, forse guidate dalla luce del sole che nel suo calare le accompagna al giusto riposare.
Salgo nel mio castello per ritrovare la mia Regina, che tra il geloso e il sollevato, mi accoglie con gioia e manicaretti vari, degni del più nobile dei cavalieri. Io fiero e rinvigorito, ringrazio per i doni, e riconoscente del tempo concessomi, presto mi adopro nelle faccende che libereranno poi lo spazio a coccole ed effusioni, per quella regina-moglie che resta sempre e comunque l’essenza nel mio esistere. :oops:

Com’è bello essere Re in un mondo di regine. E loro diranno… com’è bello avere un Re che si prostra alle sue regine. :roll:

Lamps a tutti :wink:

paraca
27/09/2004, 12:45
Affascinante racconto. :D

la_ciociara
02/11/2004, 13:56
davvero dello il tuo racconto... :P