lorylo
16/11/2005, 20:58
Oggi abbiamo perso...ma forse c`è ancora una possibilità
E` così. Oggi abbiamo perso.
L`hanno trasportato d`urgenza ieri sera, dopo averlo estratto dalle lamiere accartocciate di una macchina.
Daniel, 19 anni.
Ieri mattina aveva giocato con la madre, prendendola in braccio e portandola in giro per la casa, ridendo.
Da noi è arrivato già intubato, incapace di respirare, perso in un mondo sospeso fra questo ed il nulla.
Ieri mattina era uscito, aveva comprato due rose: una per la mamma ed una per la ragazza. A quest`ultima l`aveva offerta insieme ad un bigliettino, per chiedere perdono d`un piccolo litigio.
Quanto sangue. Ogni volta mi chiedo come sia possibile che un corpo contenga tanto sangue.
Infusioni, trasfusioni, prelievi e subito il tubo asettico della Tac, per spiare dentro a quell`involucro di dolore.
Sempre ieri aveva deciso di passare il pomeriggio con gli amici e verso sera, fra una risata ed uno sfottò, aveva accettato di salire in macchina. Erano in quattro.
E` rilevante che chi guidava non avesse la patente?
O che sull`altra macchina fossero saliti altri "amici", pronti a sfidarsi in una stupida corsa di velocità?
No, non è rilevante.
Non lo è di fronte alle immagini che la Tac tridimensionale permette di ricostruire.
Cos`è quello, il bacino...??
Mio Dio...guarda la testa...l`addome. E` pieno di sangue. Bisogna correre!
Si accendono le luci della sala operatoria, decine di persone corrono.
Corrono come correva quella macchina, ma corrono questa volta per fermare il tempo, lo stesso che quella massa di ragazzetti bellissimi ed incoscienti aveva deciso di sfidare per vincere.
Vincere cosa...?
Vincere questo volto che si gonfia, questo corpo agonizzante, questi polmoni che collassano?
Vincere lo strazio di una madre, di un padre, la lacerazione dell`animo di chi l`ha amato...?
Una notte infinita. Si è perso il conto delle sacche di sangue, dei farmaci, delle tecniche applicate ed inventate per cercare di non abbandonare la mano di Daniel.
Ma è arrivata l`alba. Livida, uggiosa. Fredda.
Ancora per qualche ora abbiamo continuato a correre, fianco a fianco dei suoi genitori, della sua ragazza.
Fino a quando abbiamo dovuto arrenderci.
L`abbiamo dovuto fare.
Eravamo andati oltre ogni possibilità, oltre ogni speranza.
Le luci, sino ad allora violente e sfrontate, sono state abbassate, gli allarmi tacitati, l`attività è sfumata in passi silenziosi, in mani che si stringevano.
E Daniel, in pochi istanti, ha seguito il proprio destino.
Quante lacrime, ho pensato. Quanto dolore.
Quale immensa, irreparabile perdita!!!
Poi ho dovuto scuotermi.
Un allarme suonava in un`altra stanza. Quella del mio paziente.
Pochi passi e sono da lui.
Yves, 15 anni.
Rientrando dai festeggiamenti di Halloween ha perso il treno e, ubriaco per aver creduto fosse più bello festeggiare in quel modo, ha deciso di seguire i binari per tornare a casa.
Non ha visto il treno, non l`ha sentito.
Se non troppo tardi.
Ha lasciato le gambe su quei binari. Ed i ricordi, i pensieri, tutto ciò che era.
I miei occhi corrono ora rapidi al respiratore, che sta registrando un allarme.
Quasi automaticamente premo il tasto reset, ma non si tacita.
Osservo meglio e per un momento il cuore, il mio, perde un colpo.
Quasi incredula modifico i parametri della macchina e resto in attesa, immobile.
Due secondi...tre...cinque...sto per pensare di aver sbagliato quando, impercettibilmente, il suo torace prende a sollevarsi.
"Sì...non fermarti...fallo ancora..." mi trovo a mormorare.
Ed un istante dopo ho la conferma: Yves sta respirando!
Per la prima volta, da quella notte, sta respirando da solo. Richiamando prepotentemente l`aria dal respiratore e dal tubo che gli entra nella gola.
Ed all`improvviso mi sento sopraffatta.
La Morte, la Vita.
E mi trovo a piangere.
A piangere stringendo la mano di questo ragazzino, ancora esile come un bambino e perso in un limbo lontano.
Ma che vuole ancora provarci.
Che vuole ancora provare a lottare.
Ed ecco che da questa sensazione di impotenza e di rabbia e di gioia e di solitudine e di amore e di strazio nasce il bisogno di gridare qualcosa ai ragazzi, a tutti i ragazzi.
Come se avessi mille anni sulle spalle.
Gridare che la Vita è preziosa, che può fuggire per una ragazzata, per una sciocchezza, per quella convizione d`immortalità che oggi s`è portata via Daniel.
Che quella notte ha rubato il cuore ed i pensieri di Yves.
Per sempre.
State attenti, ve lo chiedo dal profondo del`anima, state attenti!
Ed abbiate cura dei vostri amici.
Se li amate, se avete un cuore, abbiate cura di voi stessi e degli altri.
kalyla
E` così. Oggi abbiamo perso.
L`hanno trasportato d`urgenza ieri sera, dopo averlo estratto dalle lamiere accartocciate di una macchina.
Daniel, 19 anni.
Ieri mattina aveva giocato con la madre, prendendola in braccio e portandola in giro per la casa, ridendo.
Da noi è arrivato già intubato, incapace di respirare, perso in un mondo sospeso fra questo ed il nulla.
Ieri mattina era uscito, aveva comprato due rose: una per la mamma ed una per la ragazza. A quest`ultima l`aveva offerta insieme ad un bigliettino, per chiedere perdono d`un piccolo litigio.
Quanto sangue. Ogni volta mi chiedo come sia possibile che un corpo contenga tanto sangue.
Infusioni, trasfusioni, prelievi e subito il tubo asettico della Tac, per spiare dentro a quell`involucro di dolore.
Sempre ieri aveva deciso di passare il pomeriggio con gli amici e verso sera, fra una risata ed uno sfottò, aveva accettato di salire in macchina. Erano in quattro.
E` rilevante che chi guidava non avesse la patente?
O che sull`altra macchina fossero saliti altri "amici", pronti a sfidarsi in una stupida corsa di velocità?
No, non è rilevante.
Non lo è di fronte alle immagini che la Tac tridimensionale permette di ricostruire.
Cos`è quello, il bacino...??
Mio Dio...guarda la testa...l`addome. E` pieno di sangue. Bisogna correre!
Si accendono le luci della sala operatoria, decine di persone corrono.
Corrono come correva quella macchina, ma corrono questa volta per fermare il tempo, lo stesso che quella massa di ragazzetti bellissimi ed incoscienti aveva deciso di sfidare per vincere.
Vincere cosa...?
Vincere questo volto che si gonfia, questo corpo agonizzante, questi polmoni che collassano?
Vincere lo strazio di una madre, di un padre, la lacerazione dell`animo di chi l`ha amato...?
Una notte infinita. Si è perso il conto delle sacche di sangue, dei farmaci, delle tecniche applicate ed inventate per cercare di non abbandonare la mano di Daniel.
Ma è arrivata l`alba. Livida, uggiosa. Fredda.
Ancora per qualche ora abbiamo continuato a correre, fianco a fianco dei suoi genitori, della sua ragazza.
Fino a quando abbiamo dovuto arrenderci.
L`abbiamo dovuto fare.
Eravamo andati oltre ogni possibilità, oltre ogni speranza.
Le luci, sino ad allora violente e sfrontate, sono state abbassate, gli allarmi tacitati, l`attività è sfumata in passi silenziosi, in mani che si stringevano.
E Daniel, in pochi istanti, ha seguito il proprio destino.
Quante lacrime, ho pensato. Quanto dolore.
Quale immensa, irreparabile perdita!!!
Poi ho dovuto scuotermi.
Un allarme suonava in un`altra stanza. Quella del mio paziente.
Pochi passi e sono da lui.
Yves, 15 anni.
Rientrando dai festeggiamenti di Halloween ha perso il treno e, ubriaco per aver creduto fosse più bello festeggiare in quel modo, ha deciso di seguire i binari per tornare a casa.
Non ha visto il treno, non l`ha sentito.
Se non troppo tardi.
Ha lasciato le gambe su quei binari. Ed i ricordi, i pensieri, tutto ciò che era.
I miei occhi corrono ora rapidi al respiratore, che sta registrando un allarme.
Quasi automaticamente premo il tasto reset, ma non si tacita.
Osservo meglio e per un momento il cuore, il mio, perde un colpo.
Quasi incredula modifico i parametri della macchina e resto in attesa, immobile.
Due secondi...tre...cinque...sto per pensare di aver sbagliato quando, impercettibilmente, il suo torace prende a sollevarsi.
"Sì...non fermarti...fallo ancora..." mi trovo a mormorare.
Ed un istante dopo ho la conferma: Yves sta respirando!
Per la prima volta, da quella notte, sta respirando da solo. Richiamando prepotentemente l`aria dal respiratore e dal tubo che gli entra nella gola.
Ed all`improvviso mi sento sopraffatta.
La Morte, la Vita.
E mi trovo a piangere.
A piangere stringendo la mano di questo ragazzino, ancora esile come un bambino e perso in un limbo lontano.
Ma che vuole ancora provarci.
Che vuole ancora provare a lottare.
Ed ecco che da questa sensazione di impotenza e di rabbia e di gioia e di solitudine e di amore e di strazio nasce il bisogno di gridare qualcosa ai ragazzi, a tutti i ragazzi.
Come se avessi mille anni sulle spalle.
Gridare che la Vita è preziosa, che può fuggire per una ragazzata, per una sciocchezza, per quella convizione d`immortalità che oggi s`è portata via Daniel.
Che quella notte ha rubato il cuore ed i pensieri di Yves.
Per sempre.
State attenti, ve lo chiedo dal profondo del`anima, state attenti!
Ed abbiate cura dei vostri amici.
Se li amate, se avete un cuore, abbiate cura di voi stessi e degli altri.
kalyla