Gunner
29/01/2007, 00:23
Un motogiro come tanti. Come ne facevo tanti, d’inverno, quando stavo a Milano.
E come allora, una bella smotorata a gennaio vale doppio. Perché per goderne bastano pochi km, e non c’è obbligo di bella guida. L’inverno ti dà tutte le scuse del fermone, e l’ansia da moto - prestazione se ne rimane in letargo. I motard pascolano insieme in pace, anziché tendersi mortali agguati a scopo di srekkiamento. Ti basta la semplice libidine di volare a un metro da terra, libero, libero, dopo settimane e settimane di clausura auto. In auto per il 90% del tempo guidi come circostanze impongono. In moto puoi scegliere ogni istante.
E poi, che PP@ll& circolare sempre “in borghese”. Ogni tanto è bello sentirsi Buck Rogers. E allora vai di tuta in pelle monopezzo pista gobba aerodinamica ecc. ecc. E sopra, il fikissimo giubbottazzo Yamaha Racing rosso urlante, colletto in pile, sottocasco, guantoni, freddo adieu. Pronto per l’iperspazio. O anche solo per sorridere al vicino di casa “normalZ” che ti dice “certo che andare in moto con questo freddo…”.
Tuta in pelle e giubbotto tecnico. E salgono i ricordi di tanti inverni fa: 1989 – primi '90 per la precisione. Dicembre, gennaio, se c’era almeno sole si usciva in moto. Lago di Como, o autodromo di Monza, dove in pieno inverno rimaneva aperta la pista “Junior” e per 15.000 Lire/Mezzora (GULP!!!) si girava. Alcuni anche forte.
Tuta in pelle e giubbotto tecnico.
Pioggia di flashback
Asfalto e gomme di marmo.
GSXR, FZ/FZR Genesis / EXUP, VFR750 a bizzeffe, ErreGiGamma 500, i primissimi CBR600.
Le mie primissime staccate monzesi, 230 – 50 kmh, respiro fermo, cuore fermo
La visiera che si appanna di botto (il respiro fermo ha ceduto il passo a un “puffff”) in mezzo al misto della Junior
La mia Dainese Lawson Replica
I ritrovi alle 09:00 di mattina con 0° C e la patina di umidiccio
Le “andate” a passo di porcello (sempre la patina)
…i ritorni BANZAI (non c’era più la patina) a xxx km/h sulla SS36 Valassina (eeee beh…)
I VFR monobraccio taroccati da pista, carene Rothmans, in barba alla potenza autolimitata: piacevano semplicemente troppo
I puristi dei guanti in pelle, che alla sosta infilavano i medesimi nelle feritoie delle carene, alla ricerca dell’ultima stilla di calore
E i ritorni a casa, al calduccio, alla soddisfazione.
Oggi è molto più facile. E’ una giornata splendida, 28 gennaio 2007. Asciutta. Freddina Q.B. per regalarmi questi flashback senza farmi patire freddo. Benedetto narcisismo dell’Homo Birotans.
Il brief pre – volo è semplice: riprendere la mano al FaZZerMille appena tornato operativo. E far fare un giro facile al mio collega, padre di famiglia neo - biruotato (FZS600 2002).
E’ semplicemente troppo, troppo bello godersi il suo entusiasmo fanciullesco. Poco da fare, i primi anni di moto sono i più belli ed intensi. Lui mi aiuta a ricordare i miei.
Take off. La mia Fazerra (annata 2001), gran motorone ma ormai l’ammortizzatore è poco più di una molla snervata. La bombardona è tutta sbilanciata all’indietro, e fa quel che può. Bikkiere mezzopieno: è un’ottima scusa del fermone per tutta la stagione. Mi potrò godere la strada senza eccessivi compromessi col moto – ego. E del resto per le sbornie di dopamina ho l’R1. E i cordoli. E i commissari. E gli spazi di fuga. Etc.
Tanto per salvare le apparenze e impressionare il rookie, mi produco comunque in tentativi di impennata. Maldestri. Dev’essere ansia da palcoscenico: da solo mi vengono, col pubblico no. Dovrò sottopormi a sceMografia…
Decidiamo per “facile con vista mare”.
SS206 Collesalvetti fino a Vada.
Adoro questa parte della Toscana. Non è straBBellissima come l’entroterra, ma il fatto di sapere che dietro quella cresta di colline c’è il mare… mi mette una serenità speciale.
E comunque è bella! E oggi è in grande spolvero. Cieli azzurri mossi da qualche nuvola innocua. Morbide sagome ondulate di terra verde. Poi con la stagione cambierà in… giallo? Testaccia mia… Bè poi di sicuro volgerà al beige della terra arata.
Decido per un’andatura di crociera sui 90 kmh. Voglio guardare. Vincere la mia solita tendenza a NON osservare intorno a me. A NON godere della bellezza quando mi si presenta. Concentrazione. Disperdere la nebbia della pigrizia. Allentare la presa del raziocinio. Accendere la sensibilità. Lasciamo entrare le emozioni. Ecco, ora sì. Ora sembra di veleggiare dentro un bel sogno. Ci vuole una colonna sonora. Dream Theater. Wait for sleep. Take away my pain. Funziona. La bellezza ipnotica del momento è libera di fluire in me. Il raziocinio veglia, riprende i comandi giusto il necessario per non schiantarsi, e poi rimette il cruise control.
Opppla, devo pensare anche al mio collega, che ogni tanto rimane indietro, ogni tanto invece si fa sotto impaziente. Ok dai, alla svolta per Vada torniamo indietro e tagliamo le colline per Castigliocello, magari c’è qualche curva in più.
A-Hemmm c’erano sì e no 5 curve ancora umide, e poi lo smarrimento nel labirinto castiglioncellese. Poco male, è ora di metter prua verso la Valdera, e poi la superstrada verso Livorno riserva dei punti panoramici da mozzare il fiato.
Detto fatto, “fronte sinistra” a noi si apre un immenso scorcio di Mediterraneo. Un bel blu pieno, agitato dallo stesso vento che permette al cielo azzurro di specchiarvisi. Visibilità 10/10 fino all’orizzonte, è uno di quei momenti in cui ti sembra di esserti calato nella carta geografica. Isole e navi sembrano aiutarti a tracciare le rotte del mare… peccato che la moto non possa far quota! E poi un bel passaggio a volo radente sull’acqua, a vedere un po’ da vicino quel portacontainer laggiù. Nella prossima vita devo assolutamente rinascere aviatore.
E ora il dessert: doveroso stop alla scogliera di Calafuria, un luogo magico appena sotto Livorno.
Penso di essere in buona compagnia se riconosco alle scogliere sul mare il potere di affascinarmi. E oggi lo sguardo spazia oltre la torre che monta di guardia su Calafuria, sorvola le strutture del porto di Livorno, e si ferma contro delle eteree sagome bianche, quasi fantasmi oltre l’orizzonte: le Alpi Apuane, innevate. Ovviamente la fotocamera è a casa a fare da fermacarte… mi insulto sanguinosamente in silenzio. Il tutto sotto un solicchio calduccio, che mette voglia di guanti in pelle. Il clima della riviera è impagabile
E difatti, rientrando in direzione Firenze, a un certo punto sentiamo nettissimamente il gradiente di temperatura che ci riconsegna al freddo dell’entroterra. Invidia mannara per i livornesi. Bè dai, almeno non siamo a Firenze. E Pontedera, terra di umido e di zanzare… dice l’hanno fatta così per far sentire a casa i tanti milanesi immigrati :-D
Byeee
Gunner
E come allora, una bella smotorata a gennaio vale doppio. Perché per goderne bastano pochi km, e non c’è obbligo di bella guida. L’inverno ti dà tutte le scuse del fermone, e l’ansia da moto - prestazione se ne rimane in letargo. I motard pascolano insieme in pace, anziché tendersi mortali agguati a scopo di srekkiamento. Ti basta la semplice libidine di volare a un metro da terra, libero, libero, dopo settimane e settimane di clausura auto. In auto per il 90% del tempo guidi come circostanze impongono. In moto puoi scegliere ogni istante.
E poi, che PP@ll& circolare sempre “in borghese”. Ogni tanto è bello sentirsi Buck Rogers. E allora vai di tuta in pelle monopezzo pista gobba aerodinamica ecc. ecc. E sopra, il fikissimo giubbottazzo Yamaha Racing rosso urlante, colletto in pile, sottocasco, guantoni, freddo adieu. Pronto per l’iperspazio. O anche solo per sorridere al vicino di casa “normalZ” che ti dice “certo che andare in moto con questo freddo…”.
Tuta in pelle e giubbotto tecnico. E salgono i ricordi di tanti inverni fa: 1989 – primi '90 per la precisione. Dicembre, gennaio, se c’era almeno sole si usciva in moto. Lago di Como, o autodromo di Monza, dove in pieno inverno rimaneva aperta la pista “Junior” e per 15.000 Lire/Mezzora (GULP!!!) si girava. Alcuni anche forte.
Tuta in pelle e giubbotto tecnico.
Pioggia di flashback
Asfalto e gomme di marmo.
GSXR, FZ/FZR Genesis / EXUP, VFR750 a bizzeffe, ErreGiGamma 500, i primissimi CBR600.
Le mie primissime staccate monzesi, 230 – 50 kmh, respiro fermo, cuore fermo
La visiera che si appanna di botto (il respiro fermo ha ceduto il passo a un “puffff”) in mezzo al misto della Junior
La mia Dainese Lawson Replica
I ritrovi alle 09:00 di mattina con 0° C e la patina di umidiccio
Le “andate” a passo di porcello (sempre la patina)
…i ritorni BANZAI (non c’era più la patina) a xxx km/h sulla SS36 Valassina (eeee beh…)
I VFR monobraccio taroccati da pista, carene Rothmans, in barba alla potenza autolimitata: piacevano semplicemente troppo
I puristi dei guanti in pelle, che alla sosta infilavano i medesimi nelle feritoie delle carene, alla ricerca dell’ultima stilla di calore
E i ritorni a casa, al calduccio, alla soddisfazione.
Oggi è molto più facile. E’ una giornata splendida, 28 gennaio 2007. Asciutta. Freddina Q.B. per regalarmi questi flashback senza farmi patire freddo. Benedetto narcisismo dell’Homo Birotans.
Il brief pre – volo è semplice: riprendere la mano al FaZZerMille appena tornato operativo. E far fare un giro facile al mio collega, padre di famiglia neo - biruotato (FZS600 2002).
E’ semplicemente troppo, troppo bello godersi il suo entusiasmo fanciullesco. Poco da fare, i primi anni di moto sono i più belli ed intensi. Lui mi aiuta a ricordare i miei.
Take off. La mia Fazerra (annata 2001), gran motorone ma ormai l’ammortizzatore è poco più di una molla snervata. La bombardona è tutta sbilanciata all’indietro, e fa quel che può. Bikkiere mezzopieno: è un’ottima scusa del fermone per tutta la stagione. Mi potrò godere la strada senza eccessivi compromessi col moto – ego. E del resto per le sbornie di dopamina ho l’R1. E i cordoli. E i commissari. E gli spazi di fuga. Etc.
Tanto per salvare le apparenze e impressionare il rookie, mi produco comunque in tentativi di impennata. Maldestri. Dev’essere ansia da palcoscenico: da solo mi vengono, col pubblico no. Dovrò sottopormi a sceMografia…
Decidiamo per “facile con vista mare”.
SS206 Collesalvetti fino a Vada.
Adoro questa parte della Toscana. Non è straBBellissima come l’entroterra, ma il fatto di sapere che dietro quella cresta di colline c’è il mare… mi mette una serenità speciale.
E comunque è bella! E oggi è in grande spolvero. Cieli azzurri mossi da qualche nuvola innocua. Morbide sagome ondulate di terra verde. Poi con la stagione cambierà in… giallo? Testaccia mia… Bè poi di sicuro volgerà al beige della terra arata.
Decido per un’andatura di crociera sui 90 kmh. Voglio guardare. Vincere la mia solita tendenza a NON osservare intorno a me. A NON godere della bellezza quando mi si presenta. Concentrazione. Disperdere la nebbia della pigrizia. Allentare la presa del raziocinio. Accendere la sensibilità. Lasciamo entrare le emozioni. Ecco, ora sì. Ora sembra di veleggiare dentro un bel sogno. Ci vuole una colonna sonora. Dream Theater. Wait for sleep. Take away my pain. Funziona. La bellezza ipnotica del momento è libera di fluire in me. Il raziocinio veglia, riprende i comandi giusto il necessario per non schiantarsi, e poi rimette il cruise control.
Opppla, devo pensare anche al mio collega, che ogni tanto rimane indietro, ogni tanto invece si fa sotto impaziente. Ok dai, alla svolta per Vada torniamo indietro e tagliamo le colline per Castigliocello, magari c’è qualche curva in più.
A-Hemmm c’erano sì e no 5 curve ancora umide, e poi lo smarrimento nel labirinto castiglioncellese. Poco male, è ora di metter prua verso la Valdera, e poi la superstrada verso Livorno riserva dei punti panoramici da mozzare il fiato.
Detto fatto, “fronte sinistra” a noi si apre un immenso scorcio di Mediterraneo. Un bel blu pieno, agitato dallo stesso vento che permette al cielo azzurro di specchiarvisi. Visibilità 10/10 fino all’orizzonte, è uno di quei momenti in cui ti sembra di esserti calato nella carta geografica. Isole e navi sembrano aiutarti a tracciare le rotte del mare… peccato che la moto non possa far quota! E poi un bel passaggio a volo radente sull’acqua, a vedere un po’ da vicino quel portacontainer laggiù. Nella prossima vita devo assolutamente rinascere aviatore.
E ora il dessert: doveroso stop alla scogliera di Calafuria, un luogo magico appena sotto Livorno.
Penso di essere in buona compagnia se riconosco alle scogliere sul mare il potere di affascinarmi. E oggi lo sguardo spazia oltre la torre che monta di guardia su Calafuria, sorvola le strutture del porto di Livorno, e si ferma contro delle eteree sagome bianche, quasi fantasmi oltre l’orizzonte: le Alpi Apuane, innevate. Ovviamente la fotocamera è a casa a fare da fermacarte… mi insulto sanguinosamente in silenzio. Il tutto sotto un solicchio calduccio, che mette voglia di guanti in pelle. Il clima della riviera è impagabile
E difatti, rientrando in direzione Firenze, a un certo punto sentiamo nettissimamente il gradiente di temperatura che ci riconsegna al freddo dell’entroterra. Invidia mannara per i livornesi. Bè dai, almeno non siamo a Firenze. E Pontedera, terra di umido e di zanzare… dice l’hanno fatta così per far sentire a casa i tanti milanesi immigrati :-D
Byeee
Gunner