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Visualizza Versione Completa : TEST CASCHI ALTROCONSUMO INATTENDIBILI



masaniello
02/04/2009, 09:06
Clamorosa disinformazione fatta da altroconsumo per sfruttare l'effetto mediatico del sequestro della GDF di 7000 caschi contraffatti e intanto fa crollare le quote di mercato di rispettabilissime aziende italiane che in questo momento di crisi puo voler dire far fallire le aziende e mandare a casa tantissimi operai LEGGETE QUA http://www.moto.it/focus/focus01.asp?ID=406 lamps

kimiko
02/04/2009, 09:16
alt, questo è quello che sostengono i produttori e riportato da chi molto probabilmente è finanziato dagli stessi produttori, non è una smentita di organo estraneo ed imparziale, il titolo del tuo topic è un pochino fuorviante, per correttezza ci aggiungerei "secondo moto.it ed i produttori"

Absotrull
03/04/2009, 19:16
alt, questo è quello che sostengono i produttori e riportato da chi molto probabilmente è finanziato dagli stessi produttori, non è una smentita di organo estraneo ed imparziale, il titolo del tuo topic è un pochino fuorviante, per correttezza ci aggiungerei "secondo moto.it ed i produttori"

ho letto l'articolo in questione (ed invito a farlo su http://www.altroconsumo.it/caschi/caschi-moto-un-flop-integrale-s239023.htm documento in pdf)

nella replica alle aziende altroconsumo scrive:

"• Per motivi deontologici non riveliamo mai i nomi dei laboratori cui affidiamo i test (come ci ha richiesto AGV), per evitare che gli stessi possano subire pressioni dai produttori.
• Il laboratorio che ha eseguito il test è accreditato per la certificazione dei caschi moto, le prove eseguite e la valutazione dei risultati sono esaustivamente descritte dalla ECE 22-0"

per quanto riguarda il tentativo delle aziende i cui prodotti risultano bocciati dal test di buttarla in caciara altroconsumo replica:

"• Il numero della rivista con il test sui caschi è stato chiuso in redazione il 10 marzo, quindi molti giorni prima dell'indagine sui caschi della Guardia di Finanza di Genova. È pertanto infondata l'accusa di aver cavalcato l'onda dell'indagine con un facile sensazionalismo."

nell'articolo altroconsumo spiega che ha acquistato i caschi sul mercato come potrebbe fare un qualunque consumatore, non quindi caschi che i produttori potrebbero aver preparato ad hoc per essere sottoposti ai test (succede anche con le auto affidate alle testate giornalistiche per test o prove)

personalmente reputo altro consumo ed i suoi test seri ed affidabili cosi' come possiedo ed utilizzo con fiducia alcuni caschi di un paio di aziende che non hanno superato il test

sempre per un paragone con il mondo dell'auto non mi sembra che le bocciature sentenziate da quattroruote (tanto per citare una delle piu' autorevoli) abbiano procato un crollo dei vendite delle auto in questione.

la reazione delle aziende produttrici dei caschi (delegittimare altroconsumo) mi e' sembrata francamente risibile

typher
03/04/2009, 19:18
Che sia vero o no, ho cambiato casco. Meglio andare sul sicuro...

midall
03/04/2009, 19:51
una cosa che mi ricordo sul casco mds è che non aveva superato la prova con un impatto sul retro alla temperatura di -20 gradi.. questo era l'unico fallimento del vari test effettuati su ogni casco.....

cmq consiglio di cambiare casco :wink:

Kosso
05/04/2009, 21:54
Bel casino :?
Senza dare colpe ai produttori e al giornale io aggiungo la variabile laboratorio che somministra il test.
Di solito le norme sono parecchio complicate e per applicarle bene ci vuole un po' di esperienza. Io mi occupo di affidabilità e ho lavorato parecchio in laboratorio di compatibilità elettromagnetica. Per ben tre volte ho dovuto "correggere" un laboratorio esterno che si occupa di validazione/omologazione sulle procedure di test perchè non stava seguendo correttamente la norma (di prodotto, non generica). Questo per dire che se un laboratorio ha in catalogo un test non vuol dire che lo sappia fare a regola d'arte. E' ovvio che un tecnico che fa i test continuamente ha qualcosa in più di uno che li fa sporadicamente :wink:
Bene, ora che ho aggiunto ancora qualche dubbio, proseguo con il dirvi che alcuni materiali plastici si degradano con il caldo e UV (bella scoperta ...) ma ancora di più con l'umidità visto che alcuni sono idrosolubili, in laboratorio abbiamo ridotto di oltre 6 volte la resistenza di un blend PC+ABS tenendolo per un po' a 70°C e 85%UR ... io l'ho preso in fibra (non ho ancora testato PC caricato in fibra ma penso che entro l'anno ci metterò le mani).

Ciauz

alf71
06/04/2009, 09:07
Scusate la domanda da perfetto ignorante, ma se i materiali con i quali vengono costruiti i caschi è soggetto a una forma di deperimento a causa dei raggi uv, del caldo, del freddo e dell'umidità, perchè non mettere verosimilmente una data di scadenza? Io ho un casco da 2 anni, posso ancora ritenerlo sicuro?
Grazie in anticipo a chi sapesse darmi delucidazioni in merito
Ciao

kimiko
06/04/2009, 09:15
Scusate la domanda da perfetto ignorante, ma se i materiali con i quali vengono costruiti i caschi è soggetto a una forma di deperimento a causa dei raggi uv, del caldo, del freddo e dell'umidità, perchè non mettere verosimilmente una data di scadenza? Io ho un casco da 2 anni, posso ancora ritenerlo sicuro?
Grazie in anticipo a chi sapesse darmi delucidazioni in merito
Ciao

come puoi mettere la stessa scadenza ad uno che usa il casco in sicilia con 330 giorni di sole e ad uno che usa il casco tra le valli montane del nord con 330 giorni di brutto tempo? :roll:

ogni elemento da te citato inoltre influisce in modo diverso, poi c'è l'icognita della combinazione delle condizioni degradanti, cioè, temperatura + umidità non influenzano allo stesso modo di temperatura + raggi uv, oppure raggi uv + ozono ecc ecc :wink:

Tommy86
06/04/2009, 09:59
La risposta di altroconsumo

L'Associazione risponde punto per punto ai dubbi sollevati dal nostro articolo


Siamo stati contattati da Altroconsumo affinché pubblicassimo una rettifica all'articolo di Carlo Baldi sulla credibilità dei test effettuati su alcuni caschi in commercio, considerati dall'Associazione pericolosi.

Di seguito il testo della mail:
"Nel test di sicurezza su caschi moto integrali, Altroconsumo ribadisce la correttezza e fondatezza dei propri dati e della valutazione degli stessi: quattro dei prodotti acquistati nei negozi e portati in un laboratorio europeo accreditato per l'omologazione dei caschi moto non hanno superato le prove di impatto previste dalla norma di omologazione ECE 22-05. Abbiamo informato il ministero delle Infrastrutture e Trasporti dei risultati e chiesto che siano ritirati dal mercato poiché non assicurano una protezione adeguata della testa. In un ottica di totale trasparenza, sul sito di Altroconsumo, all'indirizzo http://www.altroconsumo.it/caschi/caschi-moto-un-flop-integrale-s239023.htm i vostri lettori potranno trovare il test completo sui caschi moto integrali, le precisazioni dei produttori e la risposta di Altroconsumo. Alleghiamo copia in formato pdf dell'articolo citato."

Se leggiamo il PDF allegato troviamo in effetti risposta ai punti su cui Baldi chiedeva maggiore chiarezza:

1) Chi ha eseguito i test e sono state rispettate le condizioni richieste?
"Il laboratorio che ha eseguito il test è accreditato per la certificazione dei caschi moto, le prove eseguite e la valutazione dei risultati sono esaustivamente descritte dalla ECE 22-05."
"Per motivi deontologici non riveliamo mai i nomi dei laboratori cui affidiamo i test (come ci ha richiesto AGV), per evitare che gli stessi possano subire pressioni dai produttori."

Abbiamo contattato Altroconsumo e ci hanno spiegato che nell'articolo originale alcuni dettagli tecnici (ad esempio sul laboratorio utilizzato) non sono stati inseriti per non rendere l'articolo troppo tecnico per il target dei lettori della rivista (ricordiamo, c.ca 300.000 soci).

2) Altroconsumo cavalcava l'onda della notizia dei caschi sequestrati per dare maggiore sensazionalismo all'articolo?
"Il numero della rivista con il test sui caschi è stato chiuso in redazione il 10 marzo, quindi molti giorni prima dell'indagine sui caschi della Guardia di Finanza di Genova. È pertanto infondata l'accusa di aver cavalcato l'onda dell'indagine con un facile sensazionalismo."

3) Perché sono stati testati solo caschi di aziende conosciute, senza indagare sulle "scodelle" vendute spesso nei centri commerciali?
Altroconsumo ci ha spiegato che tutti i test sui prodotti di consumo vengono effettuati a spesa dell'Associazione e quindi dei suoi soci. In ogni ambito. I prodotti vengono regolarmente acquistati sul mercato e non richiesti alle aziende, proprio per avere la situazione più vicina a quella che incontrerebbero i consumatori. Per questi motivi diventerebbe praticamente impossibile poter seguire anche i prodotti di importazione. Il compito di Altroconsumo è quello di aprire una strada, dopodiché starà alle Istituzioni seguirne ogni possibile variabile.

4) Ma i caschi sono realmente "fuorilegge"?
"La normativa ECE 22-05 prevede identiche prove per il primo lotto e i successivi; ma differenti valutazioni dei risultati fra gli uni e gli altri. Avendo prelevato i caschi sul mercato, abbiamo fatto riferimento alle valutazioni che si applicano ai lotti successivi al primo."
"Suomy SpA fa riferimento al valore di HIC per la valutazione dell'efficacia di assorbimento degli urti. Tale valore è fondamentale poiché rappresenta la capacità del casco di assorbire l'energia prodotta dall'impatto. Letteralmente è il criterio che valuta i possibili danni alla testa (HIC =Head Injury Criterion). Altroconsumo ha usato il valore limite previsto dalla norma per la verifica di conformità della produzione e i test di routine (ovvero HIC inferiore a 2400), senza considerare il margine di tolleranza del 10% invocato da diversi produttori, in quanto non applicabile nel caso specifico."
"Tutti i prodotti da noi bocciati non rientrano nei valori di conformità stabiliti dalla normativa attualmente vigente in materia di omologazione, pertanto li abbiamo segnalati al ministero delle Infrastrutture."

Su questo punto restano dei dubbi. Perché Altroconsumo sostiene che il margine del 10% non è applicabile nel caso specifico?
Sempre Altroconsumo ci spiega che l'obiettivo dell'Associazione, indipendentemente dall'esatto valore del famoso 10% di tolleranza, è quello di stimolare le aziende a fare sempre meglio. Quando si parla di sicurezza l'obiettivo di un'azienda, secondo Altroconsumo, non dovrebbe essere quello di rifarsi ad un 10% di tolleranza sui risultati di un test di omologazione per far valere la propria innocenza, ma al contrario di essere abbondantemente sopra ai margini dei test di laboratorio. Cosa che peraltro è avvenuta per molti produttori coinvolti nel test (Nolan, Caberg, X-lite, Marushin, Lazer, Shoei ecc.).

Se da una parte siamo completamente d'accordo con lo stimolo lanciato da Altroconsumo (e che ci vede attivi da tempo in questo senso con tutti gli articoli dedicati alla sicurezza dei caschi), non possiamo invece condividere il metodo utilizzato dall'Associazione che non dovrebbe (e non vuole, secondo le loro stesse dichiarazioni) sostituirsi agli enti e alle istituzioni che esistono apposta per togliere dal mercato prodotti non sicuri.

Ippolito Fassati

fonte: http://www.moto.it/focus/focus01.asp?ID=408

:roll:

kimiko
06/04/2009, 10:06
non possiamo invece condividere il metodo utilizzato dall'Associazione che non dovrebbe (e non vuole, secondo le loro stesse dichiarazioni) sostituirsi agli enti e alle istituzioni che esistono apposta per togliere dal mercato prodotti non sicuri.







qualcuno spiega ad ippolito fossati che altroconsumo esegue e pubblica i suoi test su una rivista dedicata ai propri soci? e che i risultati che portano ad incongruenze con le normative vengono poi passati a "chi di competenza" senza sostituirsi ad enti istituzionali? perchè poi a voler per forza difendere qualcosa di indifendibile si rischia di diventare come yamaha con la faccenda telai :roll:

alf71
06/04/2009, 10:17
Ripeto, io non ho conoscenze in merito alla materia trattata in questo forum, però continuo a leggere ce ci sono fattori esterni che influenzano l'integrità dei caschi, allora o questi fattori sono determinanti e in questo caso vanno "normati" o non sono determinanti e allora le case costrittrici hanno poco a cui appellarsi.
Esempio, se in estate lascio il casco legato alla moto sotto il sole, ho compromesso la sua integrità?
Tutto alla fine si riduce, si fa per dire, nel capire se quello che abbiamo in testa quando usciamo in moto è pronto a afare il suo dovere nella malaugurata ipotesi di un incidente.
Ciao

Antonio...62
06/04/2009, 15:29
ma se i materiali con i quali vengono costruiti i caschi è soggetto a una forma di deperimento a causa dei raggi uv, del caldo, del freddo e dell'umidità, perchè non mettere verosimilmente una data di scadenza?

Ricordo perfettamente che il mio primo casco che comperai tantissimi anni fa era in policarbonato ed aveva stampigliato sul retro del casco l'anno di produzione perchè (mi disse il negoziante) ogni cinque anni doveva essere sostituito in quanto il policarbonato (il cosiddetto "casco di plastica") è particolarmente sensibile al calore e all'umidità e con il passare del tempo tende a perdere le sue caratteristiche protettive.
Del resto anche oggi tutti i produttori di caschi (anche quelli in fibra) consigliano di sostituire il casco dopo cinque anni di utilizzo.

alf71
06/04/2009, 18:00
Del resto anche oggi tutti i produttori di caschi (anche quelli in fibra) consigliano di sostituire il casco dopo cinque anni di utilizzo.
Grazie, ciao