Salvo3k
20/07/2011, 10:46
Questo racconto (puramente inventato) è stato scritto da un amico, Antonio "Sestacorda", su un altro forum di motocilcisti ma credo sia da condividere anche qui ;)
Teresa, non sparare
Ci sono cose che butti in un angolo.
Avessi cura di te, non lo faresti. Non ridere.
Trovo poco sensato il tuo stare ore ed ore in moto per poi liberarti del fango nelle ruote, dei moscerini sul casco, dei pensieri che hai avuto per tutto il giorno mentre guidavi e che ti hanno condotto a elaborare concetti liquidi, cose che appena sceso dalla motocicletta sai già di non pensare, figurati crederci.
Per esempio, tu credi che il tuo giro in moto la domenica sia la libertà. Invece no, è un rito.
Lo sai, non ridere.
Officiante, fedeli, il dogma della misticità della motocicletta, il mistero della fede (principalmente del perché gente tutto sommato onesta e laboriosa si agghindi come gitanti e poi sorrida come iene e perda il controllo della propria misura non appena il numero di motociclette contemporaneamente presenti in una pubblica piazza superi la coppia), non manca nulla.
Un rito di cui non mi hai mai voluto mettere a parte. Io ti pregavo, ti supplicavo di poter venire con te almeno una volta per capire cosa si prova a girare senza meta, fissare un punto in una cartina e capire che il proprio scopo nella vita è attendere la domenica per poi raggiungerlo scoprendo che i sorrisi di circostanza dei tuoi compagni di viaggio hanno il solo significato di instillare in te l’insoddisfazione per la raggiunta meta; e allora la domenica successiva tu ne scegli un’altra per il loro piacere di sapersi guidati, il tuo di coprire distanze, infangare le ruote, sterminare moscerini e puzzare. Tu ne sei posseduto, da questa gente.
Non ridere, Erminio. E’ carica.
Avessi cura di te non mi avresti sempre umiliata presentandomi ai tuoi amici come la tua fidanzata aggiungendo “no, quella con cui sono andato al Pachidermentrippen è un’altra”. *****, Erminio, ci sei stato dieci anni fa, tipo girare pagina?
Io la domenica avrei voluto sentire che eravamo una famiglia, Erminio.
Mi hai costretta a comprare una motocicletta a tua insaputa, travestirmi da uomo, seguirti nei tuoi giri. Fare parte della setta, avere un nome finto e una maglietta uguale a tutti gli altri; guarda tu se per passare le domeniche col mio uomo dovevo fare la staffetta chiudi gruppo. La cosa che mi ha più mortificato è capire che tu non sei stato un leader, non conducevi nessuno in nessun luogo: eri un mandriano che portava le sue bestie dove l’erba era più verde e più saporita. No, la cosa che mi ha più mortificato, ora che ci penso, è che nessuno mi ha mai riconosciuta e smascherata. Eppure vengo sempre a tutte le cene del tuo gruppo di motociclisti, li abbiamo pure invitati a casa tutti, a turno. Tanto per dirtelo: quella volta che poi si sono sentiti male tutti quanti il giorno successivo alla cena a casa nostra, non era a causa delle cozze; probabilmente il WD-40 nell’oliera ha avuto qualche responsabilità, tranne che per te, tesoro mio. Tu ne sei assuefatto, ormai.
Non muoverti, ho la mano sudata e non ho bisogno di prendere la mira da così vicino.
Il mio odio montava di pari passo con l’insensata passione e il malato godimento nel vederti così stupidamente impegnato in una attività sciocca, egotica, che mentre pensavi ti rendesse libero invece ti asserviva ad un gruppo di sbandati privi del senso della misura, indebitati, senza vita propria, manovrati e inebetiti dalle industrie che con la scusa della sicurezza di impossessano dei loro risparmi e quello che è più grave, di quelli delle loro fidanzate e mogli. Pantaloni foderati in kevlar, giubbotti in pelle di canguro, guanti mutuati dalla NASA, tutta roba comprata a peso d’oro per andare a pascolare.
Così, io ho avuto un pensiero gentile. Amorevole. Da moglie affettuosa.
Ti ho fatto un regalo. Il primo, da quando siamo sposati.
Non ridi più. Povero. Che c’è, temi che possa sparare?
Io avrei voluto ucciderti, ma non sarei stata capace.
Allora ti ho regalato questa maglietta leggera, tecnica, che puoi sostituire al giubbotto di pelle. Una maglietta da fuoristrada, i piloti di cross ci mettono la pettorina di sotto per proteggersi. Ma tu non fai cross: tu sei solo un turista, il minimo sindacale della virilità motociclistica. Sapevo perfettamente che l’avresti messa pure per andarci in capo al mondo, tanto per far vedere al gruppo che idee geniali hai e quanto sai aprire nuove strade anche nell’abbigliamento.
Non mi restava che sperare in una tua caduta, con la maglietta. Senza protezioni, solo un sottile strato di nylon tra te e il terreno, le pietre aguzze, l’asfalto. Allora si che saresti rimasto con me la domenica, io ti avrei letto “misery non deve morire” e avremmo passato il giorno a parlare a vedere la televisione; saresti stato un po’ dolorante ma ti sarebbe piaciuto, amore.
Invece tu l’hai gettata in un angolo!! Il mio regalo!!! Sposati da due settimane e tu la getti in un angolo!!!!
Non puoi trattarla come un casco che liberi dai moscerini morti o come le ruote dalle quali tiri via il fango secco! Quello è il mio primo regalo da moglie! Non puoi metterlo a pulire gettandolo in un angolo della lavanderia senza nemmeno centrare il cesto della biancheria sporca!
Tu non hai rispetto! Tu non sei un uomo! Bastardo!!
Se devo passare tutte le domeniche da sola, meglio non avere più marito!!
In piedi.
Ora chiudi gli occhi.
Svegliati, è domenica.
Teresa, non sparare
Ci sono cose che butti in un angolo.
Avessi cura di te, non lo faresti. Non ridere.
Trovo poco sensato il tuo stare ore ed ore in moto per poi liberarti del fango nelle ruote, dei moscerini sul casco, dei pensieri che hai avuto per tutto il giorno mentre guidavi e che ti hanno condotto a elaborare concetti liquidi, cose che appena sceso dalla motocicletta sai già di non pensare, figurati crederci.
Per esempio, tu credi che il tuo giro in moto la domenica sia la libertà. Invece no, è un rito.
Lo sai, non ridere.
Officiante, fedeli, il dogma della misticità della motocicletta, il mistero della fede (principalmente del perché gente tutto sommato onesta e laboriosa si agghindi come gitanti e poi sorrida come iene e perda il controllo della propria misura non appena il numero di motociclette contemporaneamente presenti in una pubblica piazza superi la coppia), non manca nulla.
Un rito di cui non mi hai mai voluto mettere a parte. Io ti pregavo, ti supplicavo di poter venire con te almeno una volta per capire cosa si prova a girare senza meta, fissare un punto in una cartina e capire che il proprio scopo nella vita è attendere la domenica per poi raggiungerlo scoprendo che i sorrisi di circostanza dei tuoi compagni di viaggio hanno il solo significato di instillare in te l’insoddisfazione per la raggiunta meta; e allora la domenica successiva tu ne scegli un’altra per il loro piacere di sapersi guidati, il tuo di coprire distanze, infangare le ruote, sterminare moscerini e puzzare. Tu ne sei posseduto, da questa gente.
Non ridere, Erminio. E’ carica.
Avessi cura di te non mi avresti sempre umiliata presentandomi ai tuoi amici come la tua fidanzata aggiungendo “no, quella con cui sono andato al Pachidermentrippen è un’altra”. *****, Erminio, ci sei stato dieci anni fa, tipo girare pagina?
Io la domenica avrei voluto sentire che eravamo una famiglia, Erminio.
Mi hai costretta a comprare una motocicletta a tua insaputa, travestirmi da uomo, seguirti nei tuoi giri. Fare parte della setta, avere un nome finto e una maglietta uguale a tutti gli altri; guarda tu se per passare le domeniche col mio uomo dovevo fare la staffetta chiudi gruppo. La cosa che mi ha più mortificato è capire che tu non sei stato un leader, non conducevi nessuno in nessun luogo: eri un mandriano che portava le sue bestie dove l’erba era più verde e più saporita. No, la cosa che mi ha più mortificato, ora che ci penso, è che nessuno mi ha mai riconosciuta e smascherata. Eppure vengo sempre a tutte le cene del tuo gruppo di motociclisti, li abbiamo pure invitati a casa tutti, a turno. Tanto per dirtelo: quella volta che poi si sono sentiti male tutti quanti il giorno successivo alla cena a casa nostra, non era a causa delle cozze; probabilmente il WD-40 nell’oliera ha avuto qualche responsabilità, tranne che per te, tesoro mio. Tu ne sei assuefatto, ormai.
Non muoverti, ho la mano sudata e non ho bisogno di prendere la mira da così vicino.
Il mio odio montava di pari passo con l’insensata passione e il malato godimento nel vederti così stupidamente impegnato in una attività sciocca, egotica, che mentre pensavi ti rendesse libero invece ti asserviva ad un gruppo di sbandati privi del senso della misura, indebitati, senza vita propria, manovrati e inebetiti dalle industrie che con la scusa della sicurezza di impossessano dei loro risparmi e quello che è più grave, di quelli delle loro fidanzate e mogli. Pantaloni foderati in kevlar, giubbotti in pelle di canguro, guanti mutuati dalla NASA, tutta roba comprata a peso d’oro per andare a pascolare.
Così, io ho avuto un pensiero gentile. Amorevole. Da moglie affettuosa.
Ti ho fatto un regalo. Il primo, da quando siamo sposati.
Non ridi più. Povero. Che c’è, temi che possa sparare?
Io avrei voluto ucciderti, ma non sarei stata capace.
Allora ti ho regalato questa maglietta leggera, tecnica, che puoi sostituire al giubbotto di pelle. Una maglietta da fuoristrada, i piloti di cross ci mettono la pettorina di sotto per proteggersi. Ma tu non fai cross: tu sei solo un turista, il minimo sindacale della virilità motociclistica. Sapevo perfettamente che l’avresti messa pure per andarci in capo al mondo, tanto per far vedere al gruppo che idee geniali hai e quanto sai aprire nuove strade anche nell’abbigliamento.
Non mi restava che sperare in una tua caduta, con la maglietta. Senza protezioni, solo un sottile strato di nylon tra te e il terreno, le pietre aguzze, l’asfalto. Allora si che saresti rimasto con me la domenica, io ti avrei letto “misery non deve morire” e avremmo passato il giorno a parlare a vedere la televisione; saresti stato un po’ dolorante ma ti sarebbe piaciuto, amore.
Invece tu l’hai gettata in un angolo!! Il mio regalo!!! Sposati da due settimane e tu la getti in un angolo!!!!
Non puoi trattarla come un casco che liberi dai moscerini morti o come le ruote dalle quali tiri via il fango secco! Quello è il mio primo regalo da moglie! Non puoi metterlo a pulire gettandolo in un angolo della lavanderia senza nemmeno centrare il cesto della biancheria sporca!
Tu non hai rispetto! Tu non sei un uomo! Bastardo!!
Se devo passare tutte le domeniche da sola, meglio non avere più marito!!
In piedi.
Ora chiudi gli occhi.
Svegliati, è domenica.