kimiko
21/05/2013, 10:01
Se poi chi entra nell'Europa pensa solo ai caxxi suoi??
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/21-maggio-2013/imprese-cantano-sirene-croate-niente-tasse-chi-investe-qui-2221243427358.shtml
VENEZIA — «Tassazione zero per le aziende che investono almeno tre milioni di euro in Croazia in un arco di dieci anni». Nella sala consiliare di Palazzo Ferro Fini che lunedì ospitava il summit italo-croato con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e il suo collega del Turismo Darko Lorencin, gli italiani che aspettavano la traduzione dall'inglese delle parole di Nikola Dulcic, direttore dell'agenzia croata Hamag Invest, non erano sicuri di aver capito bene. Non può essere che in un momento storico in cui in Italia si parla dell’aumento di un punto di Iva e gli imprenditori non riescono a ottenere nemmeno uno sconticino sull’Imu qualcuno, a pochi chilometri di distanza, si inventi di azzerare la pressione fiscale sulle attività produttive. E invece è proprio così. Mancano quarantuno giorni all'ingresso della Croazia nell'Unione europea e per le aziende venete che si affacciano oltreconfine Zagabria suona la sirena della detassazione toale e globale.
E non solo. Oltre alla regalia fiscale arriva anche la grande torta da un miliardo di euro dei fondi strutturali europei diretti da Bruxelles a Zagabria per il settennato 2014/2020. «Si aprono grandi opportunità per il Veneto », dice Zanonato in apertura dei lavori. Altro che Romania o Carinzia: il nuovo Eldorado, dopo tanti anni di rivalità e screzi, rischia di essere la Croazia che entra, sì, nell'Unione ma si tiene per ora distante dall'euro. Dettaglio che potrebbe fare la differenza a tutto vantaggio dei croati. D'altronde è stato lungo il percorso che il primo luglio farà diventare la Croazia il ventottesimo stato dell'Unione: dieci anni di tira e molla, ma a Zagabria, nel frattempo, si sono allenati per bene. Chi pensa alla Croazia come la meta del turismo dentale o al massimo come luoghi di darsene a basso costo per gli yacht, deve rinunciare al cliché: i settori più appetibili per fare affari sono le costruzioni civili e militari, le reti idriche, le energie rinnovabili, la logistica, la nautica da diporto e il turismo del benessere, dalle spa alle cliniche riabilitative.
Lo ribadiscono l'ambasciatrice italiana a Zagabria Emanuela D'Alessandro e Gian Antonio Bellati, direttore di Unioncamere del Veneto. Anzi, il brand Venezia potrebbe essere la catapulta che spinge i turisti di mezzo mondo dalla laguna all'altra sponda «perché abbiamo un patrimonio storico comune » dice il ministro Lorencin. Hamag Invest ha addirittura costruito un database con tutte le aziende interessanti per gli investitori stranieri. Se non basta, ecco nel sito web un simulatore degli sgravi fiscali in cambio di tre, cinque posti di lavoro creati, e così via. «Ci serve l'esperienza consolidata del modello di pubblica amministrazione leggera del Veneto. Ci stiamo dando da fare, ma voi veneti sapete come intercettare bene i fondi europei» dice Davor Sustar di Adriatic Business Consulting che aiuta il tessuto delle Pmi croate «così simile a quello veneto». E se il 24% del totale dell'export italiano verso la Croazia proviene proprio dal Veneto che in cambio incassa 2 miliardi e mezzo di euro, è arrivato il momento di fare di meglio. Le banche italiane in Croazia ci sono: Intesa, Unicredit, Banco Popolare. E i croati cercano partner. Non necessariamente serve delocalizzare. Lo spiega Domagoj Juricic che segue le relazioni internazionali per la Camera croata per l'economia, equivalente della nostra Unioncamere: «Potete avvalervi dei croati per la vostra componentistica, abbiamo operai molto qualificati e il prodotto finito può essere etichettato dal primo luglio come Made in Ue».
Il Veneto può condurre davvero i giochi? Secondo l'assessore regionale al Bilancio Roberto Ciambetti sì: «Questo patrimonio di conoscenze e di rapporti costruito nel corso di oltre trent'anni - dice l'assessore -, fa sì che il Veneto si candidi a protagonista per il futuro programma Interreg Italia-Croazia, la cui dotazione finanziaria si può quantificare tra i 150 e i 180 milioni di euro». Tanta manna dall'altra sponda adriatica non ha distratto Nereo Laroni, presidente della commissione Affari europei del Consiglio veneto, che ha voluto togliersi due sassolini dalle scarpe per far capire come si debba giocare in squadra. «Non vorrei - ha concluso Laroni - che dopo il no veneto alle estrazioni di gas in Adriatico ci trovassimo le trivelle di stato croate a far perforazioni vantaggiose solo per loro. E poi ricordiamoci che dal '92 le strade che dovevano unire Croazia e Slovenia finanziate dai fondi per la ricostruzione dell'ex Jugoslavia non sono mai state fatte».
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/21-maggio-2013/imprese-cantano-sirene-croate-niente-tasse-chi-investe-qui-2221243427358.shtml
VENEZIA — «Tassazione zero per le aziende che investono almeno tre milioni di euro in Croazia in un arco di dieci anni». Nella sala consiliare di Palazzo Ferro Fini che lunedì ospitava il summit italo-croato con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e il suo collega del Turismo Darko Lorencin, gli italiani che aspettavano la traduzione dall'inglese delle parole di Nikola Dulcic, direttore dell'agenzia croata Hamag Invest, non erano sicuri di aver capito bene. Non può essere che in un momento storico in cui in Italia si parla dell’aumento di un punto di Iva e gli imprenditori non riescono a ottenere nemmeno uno sconticino sull’Imu qualcuno, a pochi chilometri di distanza, si inventi di azzerare la pressione fiscale sulle attività produttive. E invece è proprio così. Mancano quarantuno giorni all'ingresso della Croazia nell'Unione europea e per le aziende venete che si affacciano oltreconfine Zagabria suona la sirena della detassazione toale e globale.
E non solo. Oltre alla regalia fiscale arriva anche la grande torta da un miliardo di euro dei fondi strutturali europei diretti da Bruxelles a Zagabria per il settennato 2014/2020. «Si aprono grandi opportunità per il Veneto », dice Zanonato in apertura dei lavori. Altro che Romania o Carinzia: il nuovo Eldorado, dopo tanti anni di rivalità e screzi, rischia di essere la Croazia che entra, sì, nell'Unione ma si tiene per ora distante dall'euro. Dettaglio che potrebbe fare la differenza a tutto vantaggio dei croati. D'altronde è stato lungo il percorso che il primo luglio farà diventare la Croazia il ventottesimo stato dell'Unione: dieci anni di tira e molla, ma a Zagabria, nel frattempo, si sono allenati per bene. Chi pensa alla Croazia come la meta del turismo dentale o al massimo come luoghi di darsene a basso costo per gli yacht, deve rinunciare al cliché: i settori più appetibili per fare affari sono le costruzioni civili e militari, le reti idriche, le energie rinnovabili, la logistica, la nautica da diporto e il turismo del benessere, dalle spa alle cliniche riabilitative.
Lo ribadiscono l'ambasciatrice italiana a Zagabria Emanuela D'Alessandro e Gian Antonio Bellati, direttore di Unioncamere del Veneto. Anzi, il brand Venezia potrebbe essere la catapulta che spinge i turisti di mezzo mondo dalla laguna all'altra sponda «perché abbiamo un patrimonio storico comune » dice il ministro Lorencin. Hamag Invest ha addirittura costruito un database con tutte le aziende interessanti per gli investitori stranieri. Se non basta, ecco nel sito web un simulatore degli sgravi fiscali in cambio di tre, cinque posti di lavoro creati, e così via. «Ci serve l'esperienza consolidata del modello di pubblica amministrazione leggera del Veneto. Ci stiamo dando da fare, ma voi veneti sapete come intercettare bene i fondi europei» dice Davor Sustar di Adriatic Business Consulting che aiuta il tessuto delle Pmi croate «così simile a quello veneto». E se il 24% del totale dell'export italiano verso la Croazia proviene proprio dal Veneto che in cambio incassa 2 miliardi e mezzo di euro, è arrivato il momento di fare di meglio. Le banche italiane in Croazia ci sono: Intesa, Unicredit, Banco Popolare. E i croati cercano partner. Non necessariamente serve delocalizzare. Lo spiega Domagoj Juricic che segue le relazioni internazionali per la Camera croata per l'economia, equivalente della nostra Unioncamere: «Potete avvalervi dei croati per la vostra componentistica, abbiamo operai molto qualificati e il prodotto finito può essere etichettato dal primo luglio come Made in Ue».
Il Veneto può condurre davvero i giochi? Secondo l'assessore regionale al Bilancio Roberto Ciambetti sì: «Questo patrimonio di conoscenze e di rapporti costruito nel corso di oltre trent'anni - dice l'assessore -, fa sì che il Veneto si candidi a protagonista per il futuro programma Interreg Italia-Croazia, la cui dotazione finanziaria si può quantificare tra i 150 e i 180 milioni di euro». Tanta manna dall'altra sponda adriatica non ha distratto Nereo Laroni, presidente della commissione Affari europei del Consiglio veneto, che ha voluto togliersi due sassolini dalle scarpe per far capire come si debba giocare in squadra. «Non vorrei - ha concluso Laroni - che dopo il no veneto alle estrazioni di gas in Adriatico ci trovassimo le trivelle di stato croate a far perforazioni vantaggiose solo per loro. E poi ricordiamoci che dal '92 le strade che dovevano unire Croazia e Slovenia finanziate dai fondi per la ricostruzione dell'ex Jugoslavia non sono mai state fatte».