"Il 23 ottobre 2025, la Commissione per le OPA austriaca ha confermato il "privilegio di ristrutturazione", dando il via libera definitivo a Bajaj Auto per acquisire il controllo gestionale di KTM AG senza l'obbligo di un'offerta pubblica di acquisto.
Bajaj Auto ha accolto con grande soddisfazione l'acquisizione del controllo maggioritario di KTM, definendola un passaggio fondamentale che la trasforma da "investitore minoritario dormiente" a "guida del futuro" del colosso motociclistico austriaco. L'azienda ha sottolineato che questo doppio movimento – acquisizione del controllo e riduzione del debito – posiziona Bajaj Auto come una forza trainante nel plasmare il futuro di una delle aziende di moto ad alte prestazioni più ammirate al mondo.
Rajiv Bajaj, amministratore delegato di Bajaj Auto, ha espresso un giudizio netto e critico sul precedente management di KTM, attribuendo il suo crollo finanziario a "tre forme di avidità aziendale":
- Avidità operativa: Aver continuato a produrre motociclette anche dopo il calo delle vendite post-COVID, lasciando i distributori con scorte eccessive.
- Avidità strategica: L'espansione in settori non core, come il mercato delle e-bike, che non aveva sinergie con il business principale.
- Avidità di governance: Una mancanza di controllo e decisioni prese senza un corretto processo o la consultazione degli azionisti di minoranza come Bajaj.
Bajaj ha descritto la struttura manageriale di KTM come "sconcertante", notando che su circa 4.000 dipendenti, solo 1.000 sono operai produttivi. Ha paragonato la gerarchia a "manager che gestiscono manager che gestiscono manager che gestiscono le persone che fanno il lavoro".
La sua risposta è stata diretta: tagliare i costi generali di oltre il 50%, in particolare in amministrazione, marketing e sviluppo, definendolo un "frutto a portata di mano". Ha assicurato che i posti di lavoro in fabbrica saranno protetti, mentre la ristrutturazione colpirà i livelli di management e burocrazia. Bajaj ha anche affermato che "la produzione europea è morta", giustificando lo spostamento di ulteriore produzione in India per motivi di competitività."
Non so voi, ma a me queste forme imprenditoriali orientali e asiatiche, animate anche da una certa etica di gestione, mi paiono sempre più simili a quelle dell'industria automobilistica e motociclistica italiana degli anni '60 e '70, un po' più umane di ciò che è diventata l'attuale industria occidentale, un covo di liberalisti biechi e cinici, patentati MBA e proni alla grande finanza, presso cui la passione e il rispetto per l'uomo non trovano casa.
Questi indiani mi fanno simpatia e, sì, anche i cinesi.
O forse è solo nostalgia e wishful thinking...



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