Stillo
21/02/2006, 15:29
Questo è il racconto completo, giorno x giorno, del lungo viaggio che ci ha portato a Caponord e nell' est europa.
Nel racconto sono elencate anche tutte le strade percorse.
Grazie all' appoggio del sito di LONTANO vedro' di mettere anche le foto che abbiamo scattato a corredo del racconto.
Io mi sono unito solo dopo una settimana e quindi non sono presente nella prima parte del racconto.
VISTA LA LUNGHEZZA DEL RACCONTO MI CI VORRA' ALCNI GIORNI PER COMPLETARE IL LAVORO
In un ormai lontano aprile del 2004 Enrico ed io ci siamo incontrati casualmente in un Pub
dell’Amiata. Scoperto che entrambi nutriamo una morbosa passione per la moto, abbiamo
iniziato a progettare questa odissea per il punto più a nord d’Europa. Dopo innumerevoli
incontri, ispirati anche da vino e pasti luculliani, siamo arrivati a definire Il Viaggio, che sarà
svolto da una compagnia eterogenea.
Enrico è il contrattatore e viveur del gruppo, in sella ad un Honda GoldWing del ’96. Nel suo
curriculum ha circa 120 mila Km in giro per l’Europa con la stessa moto. Cecilia è riuscita a
tirar fuori dal cilindro, non un coniglio, ma soli 7 giorni di ferie stando con noi da Oslo a
Trondheim. Condivide da circa 6 anni la voglia di viaggiare in moto insieme a me per
l’Europa. Stefano, prendendo il posto di Cecilia, ci raggiungerà a Trondheim IN sella ad una
Yamaha FaZer 1000 del ’02 ed è sicuramente il più infaticabile macina strada che
conosca…ha la folle impresa di aver percorso 2400 Km in poco meno di 24h, un pazzo!!! Io,
Federico, in sella alla mia superba Yamaha XJR 1300 SP farò da narratore, tenendo un
prezioso diario di bordo. Per i lunghi mesi prima della partenza siamo stati tutti intenti a
fornirci l’equipaggiamento necessario, fatto principalmente di un abbigliamento consono
all’occasione. Oltre alle giacche in Goretex, siamo tutti muniti di tuta antipioggia e delle
magliette da moto frangivento della Spidy. Il vestiario si dimostrerà assolutamente
indispensabile per affrontare quel tempo bizzoso che usa in quei paesi così lontani da noi.
Così, senza conoscerci molto e dopo aver fatto revisionare a puntino i nostri cavalli di ferro,
abbiamo intrapreso questa avventura incredibile, pieni di bagagli, lanciati verso un’odissea
di circa 11000 Km.
13 GIUGNO LA PARTENZA
Km percorsi: 1096 Km
Si parte al mattino verso le sette e la mia
moto ha 52828 Km. Siamo Enrico e io
diretti a Wurzburg.
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Il momento della partenza, uno pero' rimane un' altra settimana a sgobbare (chi dei tre?)
14 GIUGNO
Km percorsi: 866 Km
Il secondo giorno di viaggio è finito e ancora non è stato notificato niente del primo. 1100
Km è stata le prima tappa, finita 200 Km sotto la meta prefissata e con circa 200 Km di
troppo…???. Ogni odissea per essere tale deve avere anche qualche inconveniente, e questa
già dal primo giorno ha manifestato i suoi. Dopo aver
girovagato per Grosseto alla caccia dei passaporti, ci siamo
avventurati dentro Parma e dentro Verona per un
problema di assetto alla moto di Enrico. Dopo un gommista
e due concessionari Honda, più svariati Km cucendo le
due città in lungo e in largo alla ricerca del “profeta
Honda” abbiamo scoperto che semplicemente aveva
le gomme sgonfie…Ach!!!!!
Alle 16.30 circa si parte da Verona, volenterosi di andare il
più a nord possibile, anche se un po’ sfiduciati.
Austria e Germania si susseguono senza soluzione di
continuità mostrandoci paesaggi e colori inenarrabili. In
questi paesi gli uomini non sono talpe…la strada si srotola
in un continuo di colline e curvoni in un armonico saliscendi.
Lanciati nella nostra avventura arriviamo al primo distributore Teutonico alle 21.00,
ben lontani dalla nostra meta e sinceramente provati, ma ancora con qualche barlume di
energia.
Ci lanciamo così alla volta di Ingoldstadt, facendo rombare i nostri motori, tuonare le nostre
marmitte…GAS!!!! 150-160-170 km/h pieni di bagagli le moto sussultano, ma mostrano tutto
il loro carattere mordendo l’asfalto senza indugi. L’aria fischia sui caschi e il terreno vola
sotto le ruote. In Italia saremmo i padroni indiscussi della strada, in Germania NO!!!!
Macchine ormai dimenticate dal tempo ci
superano come un ghepardo supera una
formica…incredulo guardo il tachimetro che
segna 180 Km/h, ma non basta, un furgone mi
ha appena sverniciato e a salvarci giunge un
paesino, pieno di verde, praticamente deserto
con un grande albergo al centro. Gentilmente ci
ospita nonostante l’ora ormai tarda, e dopo una
buona doccia, un pasto pittoresco a base di 1l
di birra e di un Gulasch di Wurstel (?),
stramazziamo a letto.
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Al mattino ci svegliamo con il Gulasch ancora
indeciso sulla strada da prendere, al contrario di
noi!!! Dopo una tazza di “caffè” tedesco e una colazione a base di salame e formaggi, si
parte. Alle 7 del mattino la cittadina di Ingoldstadt è deserta, avvolta nel silenzio, con poche
ed ordinate persone che si recano al lavoro. Nonostante abbia diluviato per tutta la notte, la
giornata pare essere clemente con solo un po’ di nebbiolina e tanto umido. Si parte lanciati
in autostrada con il compito e l’intento di recuperare i chilometri perduti ed arrivare in orario
a Kiel per prendere il traghetto entro le 18.30…sono circa 800 Km. In principio la
stanchezza è solo presente, ma nell’arco della giornata diventa quasi insostenibile. Seguiamo
la E45 fino ad Amburgo, ma a questo punto, non contenti, decidiamo di farci guidare
attraverso l’entroterra da un amico di Enrico che organizza Tour Operator per motociclisti.
Stufi delle impersonali autostrade, ci avventuriamo così nel
paesino di Luneburg per incontrare Ralph…il nostro maxi
“eroe”: farsi pagare per girare il mondo in moto non è da
tutti!!!! Stanchi all’inverosimile cerchiamo di gustare il più
possibile l’ordinata e pulita compagna interrotta solo da
graziosi agglomerati di case in mattoncini rossi e le strade
dal manto perfetto ci portano per un labirinto di deviazioni
cullati dal dolce rombo del motore. Traversiamo foreste di
betulle e fra mucche, villini ed enormi mulini a vento per
l’energia eolica arriviamo in coma, ma in tempo a Kiel.
In nave ci attende una cabina doppia a cui è associata
anche la cena e la colazione, tutto compreso nel biglietto,
in pratica con 160! a testa godiamo dei lussi di questa
grande nave, munita di night club e con un personale
molto gentile, peccato che i marinai, appena entrati e
parcheggiata la moto in nave, ci abbiano abbandonato
con i legacci in mano. I “legacci” sono delle fettucce
munite di un meccanismo che permette di assicurare
meglio la moto alla nave e mentre i marinai ghignavano
alle nostre spalle, ci siamo cimentati con non poca
maestria a bloccare i nostri poderosi destrieri…ci abbiamo messo solo 30’ per capire come
funzionavano e nessuna supplica è valsa a molto. La cena “gratuita” ci ha rincuorati e dopo
un breve struscio sui ponti della nave, ci siamo abbandonati nelle braccia di Morfeo.
Abbiamo già 1900 Km sulle spalle… o sulle ruote…dipende dai punti di vista!!!
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15 GIUGNO
Km percorsi: 240 Km
Dormire in nave non è poi così male…alle 7.00 il capitano inizia ad avvertire dell’imminente
arrivo alle 9.00 a Goteborg e che la colazione è pronta. L’impressione è che sia l’ultimo
pasto che tutti avranno mai occasione di fare, come una miriade di cavallette, c’è l’assalto ad
ogni tipo di pietanza che va dalla marmellata, ai miniwurstel affumicati, alle uova strapazzate
fino a vari tipi di aringa e pesce affumicato, ne deduco che nei paesi nordici la colazione è
sempre di più un pasto fondamentale e noi ci adeguiamo!!!
Nella stiva, prima di scendere, facciamo conoscenza con altri motociclisti di varie nazionalità
(siamo gli unici Italiani), tutti diretti a Capo Nord con vari tragitti. Finalmente sbarchiamo in
Svezia e la città ci accoglie silenziosa, il cielo ha una moltitudine di placide nuvole e c’è solo
qualche indigeno che pigramente si dirige al lavoro…potrebbero essere le 7.00, ma in realtà
sono le 9.30. dopo un breve giro per le strade della città, ci parcheggiamo in centro presso
un canale e abbiamo subito l’impressione di
non temere eventuali assalti di ladri, così
lasciamo tranquilli le nostre moto piene di
bagagli armati solo di macchine fotografiche
e tanto entusiasmo.
Dopo poco un bisogno fisiologico ci assale
e, giunti in un centro commerciale, troviamo
dei bagni pubblici. Una dolce signorina ci
chiede 5 corone, e noi chiediamo se è
possibile pagare in euro, ancora sprovvisti
della loro moneta…”certo, è 1!”…mumble
mumble!!! 1! per mingere…l’atto più
naturale e spontaneo, oltre tutto il cambio di
5 corone dovrebbe essere 0,65!. Ci rifiutiamo, decidendo prima di comprare un po’ di
moneta locale e chiediamo informazioni per una banca ad un bar gestito da tre ninfe
svedesi. Mentre una inizia a dare indicazioni, un’altra chiede quanto dobbiamo cambiare e,
sbattendo le lunghe e ammalianti ciglia, si propone nel cambio. Io le avrei dato anche le
mutande!!! Enrico, più saggio ed esperto, insiste per sapere dov’è una banca.
Ora abbiamo qualche corona, ma non abbiamo ancora esaudito il nostro bisogno. Maslow,
sociologo americano, afferma che gli uomini hanno 5 bisogni primari e non si può esaudire
un bisogno superiore se prima non si è risolto un bisogno inferiore…in pratica nelle nostre
condizioni, neanche il più suadente dei sorrisi di Monica Bellucci avrebbe potuto distogliere
la nostra attenzione dal nostro, ormai ben più primario bisogno. Giriamo come trottole
finendo anche nel bagno bunker della stazione ed alla fine pisciare diventa una vera
urgenza e a gambe strette entriamo in un Pub.
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GOTEBORG
Alle 11.00 del mattino la città è piena di gente e
noi siamo ubriachi e liberi di appagare in nostri
bisogni superiori. Dimentichi del “piccolo”
inconveniente, affrontiamo Goteborg con altro
spirito e notiamo che è una cittadina grande e
ben organizzata con una flora femminile, oserei
dire, ricchissima e bellissima. Sarei voluto andare
a vedere il museo della regina indiscussa dell’era
analogica, la Hassenblad, ma ci siamo persi nel
museo locale, pieno di quadri e sculture
interessanti. Saremmo quasi tentati di finire qui la
nostra vacanza, ma decidiamo di ripartire
subito per Oslo, prendendo solo piccole
strade. Siamo costretti a seguire
l’autostrada fino all’uscita per Stenugsund
da qui proseguendo poi per la 169, sotto
l’indicazione di un amico di Enrico. Il
panorama cambia improvvisamente
divenendo assolutamente stupendo.
Ci addentriamo in un dedalo di stradine avvolte
da una natura dai paesaggi ammalianti, fatta
di isole collegate da ponti e piene di una
vegetazione rigogliosa. Ad ogni curva
si apre un panorama nuovo e idilliaco. Gli occhi si spalancano per meglio arrivare a nutrire
l’anima con tanta bellezza. Seguiamo l’itinerario propostoci per Ellos, passando per la 160 e
la 178. Vicino a Ellos c’è una chiatta di ferro che traversa un piccolo specchio d’acqua
salata, traghettandoci su un isolotto
assolutamente paradisiaco. Case e natura si
fondono perfettamente insieme e una
quiete infinita ci pervade…la nostra anima
esulta insaziabile e procediamo entusiasti
verso Grundsund, in un susseguirsi di
casette di legno perfettamente curate,
circondate da un manto erboso che
risplende come velluto. Persino i cimiteri
non hanno un aspetto lugubre, ma
appaiono sereni dando una pace
“profonda”. Ci fermiamo così a guardarne
uno, notando che diverso impatto con la
morte deve avere un popolo che ha un tale
rispetto dei suoi avi.
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Continuiamo per le stradine passando per Flaton e fermandoci ogni tre passi, come i watussi,
per immortalare il paesaggio con tutti i suoi sassi erosi dal tempo e le barchette multicolore
che ondeggiano in un’acqua di mare dalle sembianze surreali…un paesaggio incantato.
Dopo un'altra chiatta prendiamo per la 161 in direzione di Lysekil e con una ancora più
grande raggiungiamo la 162.
Le strade sono veramente molto piacevoli e
rispettare il limite è più facile di quanto
previsto. Seguitiamo per Dingle sulla 165 per
raggiungere Halden, la nostra meta per la
serata. Dal mare ci dirigiamo verso l’interno
incontrando una serie di piccoli laghi ben
costeggiati dalla tortuosa strada. Anche qui il
paesaggio è fantastico anche se ben diverso,
ma dal nostro subconscio, neanche tanto
sub, inizia a levarsi una vocina:
“ciboooooooooooooo!!!”. Sono circa le
20.30, il sole è alto e noi andiamo avanti in
questo paesaggio incantato dove si alternano
dolci colline a piccoli laghi con una lieve bruma che li rende ancora più sorprendenti. La
luce dorata della sera dà quel tocco di magia in più e una lieve brezza inizia a farsi sentire. Si
passa in Norvegia e l’unica variazione è data dal nome della strada, che diventa 22, e dal
manto stradale meno curato.
La nostra anima è sazia e il nostro stomaco grida
“CIBO!!!!!”, così a malincuore aumentiamo il passo
volando in questo paesaggio fantastico fino a Halden,
che raggiungiamo alle 22.15, con il sole che comincia a
tramontare e con gli alberghi che cominciano a
CHIUDERE! Troviamo una sistemazione al Grand Hotel,
che di grande ha solo le finestre e finiamo a mangiare in
un pub, l’unico ancora disposto a darci qualcosa, che
ironia della sorte di chiama Palays Royal. Crolliamo a
letto esausti accompagnati dalle vibrazioni del Pub che
è sotto la nostra stanza, constatando sempre di più che 57! a testa, la stanza, non li vale, ma
in fondo abbiamo goduto tutto il giorno di paesaggi meravigliosi e la stanchezza è tale che
dopo poco la nostra coscienza si acquieta.
16 GIUGNO
Km percorsi: 270 Km
Tutto sommato il Grand Hotel non è stato poi così malvagio…abbiamo dormito alla
“grande”, affatto disturbati dalla musica…si può quindi immaginare il nostro livello di
coma!!!
La colazione è sempre ricchissima di cose diverse, ma
non siamo ancora così coraggiosi da lanciarci
sull’aringa affumicata di prima mattina, preferendo le
varie qualità di pane che vengono proposte. La sala
da pranzo ricorda il film del “dottor Zivago” e noi ci
caliamo nella parte, desiderosi di rimontare sui nostri
destrieri metallici. Dopo un’abbondante colazione, si
fa il pieno e si riparte lungo la 22. Questo secondo
pezzo è meno interessante del primo, ma in ogni
modo piacevole e noi siamo eccitati da un altro
evento…alle 13.00 circa arriva la mia dolce metà.
Con soli 7 giorni di ferie ci raggiunge a Oslo con l’aereo per condividere almeno una parte
di questo viaggio da sogno.
L’aeroporto non è minimamente segnalato, ma dopo un
po’ di errori lo raggiungiamo. È posto a circa 40 Km da
Oslo verso Trondheim. Nonostante tutto arriviamo in
orario e come mi vede mi corre incontro, saltellando
come un grillo e agitando la sua folta chioma ramata,
assolutamente entusiasta di entrare a far parte della
comitiva.
Ad Oslo abbiamo appuntamento con un altro amico di
Enrico che ci offre vitto e alloggio. Prima della partenza
più persone ci avevano avvertito sulla possibile
freddezza delle popolazioni nordiche…in questo caso
niente di più sbagliato. Ola, questo è il suo nome, ci ha
accolto con tutti gli onori. È un motociclista D.O.C.G. di
mezza età con un Honda VF 800. Insieme alla moglie ci
hanno prima mostrato la città e poi preparato un’ottima
cena a base di carne e patate assolutamente succulenta,
purtroppo ero veramente distrutto. Non credo di essere mai stato così stanco in vita mia, ho
rischiato più volte di crollare esausto con la faccia nel piatto, arrivando a gustarmi solo sette
fette di filetto con qualche patata!!! Ola oltre ad essere un vero motociclista è anche un
appassionato di musica e alla fine del pasto ci conduce nel seminterrato dove è custodito il
suo orgoglio. Si tratta dell’impianto stereo più
fantascientifico che abbia mai visto: le casse sono alte
circa 160 cm e larghe 70 cm, di forma pentagonale,
alimentate da due amplificatori e un preamplificatore.
Alla domanda: “che potenza hanno??”, lui tutto
orgoglioso risponde: “what you want”. Sentire la musica
con quell’impianto è un vero piacere, si scoprono
infiniti suoni e variazioni che rendono brani
assolutamente conosciuti, completamente nuovi, il solo
problema è che solo le casse costano circa 10000,00€
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Notate lo scarico del VFR di Ola.
E' circa l’una del mattino quando finalmente
raggiungiamo il letto e, prima di addormentarmi, con la
tenue luce del sole che ancora penetra dalla finestra,
ripenso al giro che abbiamo fatto con Ola e sua moglie
al Viggeland park: un'oasi verde disseminata di statue in
bronzo e in pietra atte a rappresentare gli stati d’animo e
le passioni umane, che sono state realizzate dal signor
Viggeland, un allievo di Rodin. Ci hanno anche portato
al castello di Oslo, perfettamente tenuto, all’interno del quale ci sono una serie di localini e
una caserma militare.
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17 GIUGNO
Km percorsi: 238 Km
Ci alziamo con tutta calma a casa di Ola, che è pronto ad esaudire ogni nostro desiderio…e
prima di partire ci scarica le memorie delle macchine digitali e ci masterizza due dischi di
Roger Waters: purtroppo non abbiamo potuto salutare la moglie e la figlia. Ola ci fa da guida
per le montagne fino a Skien, portandoci per
strade che altrimenti sicuramente non avremmo
preso. Prendiamo la E16 per raggiungere la 35
che costeggia un grande lago in cui hanno
disseminato degli isolotti dalle verdeggianti
chiome. La pioggia si alterna al sole, rendendo
ancora più suggestivi i paesaggi. Il panorama
cambia continuamente fra rigogliose colline e
specchi d’acqua e così girovagando lungo la 35
ci ritroviamo a Eidsfoss, un piccolo paesino sulle
rive dell’ormai ennesimo lago, dove ci fermiamo
a mangiare presso una vecchia casa rossa
interamente in legno, in origine appartenuta ad un fabbro, consumando un ottimo pasto a
base di salmone. Sazi e appagati ripartiamo ma questa volta ad una velocità ben più sostenuta.
Come se una vespa gli avesse
punto il sedere, Ola è partito a tutta velocità
verso Skien e carichi come siamo stargli
dietro è veramente un impresa. Arriviamo a
destinazione dalla 32 e salutiamo il nostro
ospite, ma la giornata è ben lungi
dall’essere finita, altri amici di Enrico ci
aspettano per un invito a cena. Dopo una
breve sosta in albergo ci fiondiamo a casa
dei nostri nuovi ospiti. Alle 23.00 è ancora
giorno e il tempo diventa veramente una
funzione relativa permettendoci di
bivaccare e mangiare con ancora più
disinvoltura: gamberetti, salmone, bacalao,
vino a volontà e un'acquavite di patate tipica di queste parti, tutti ingredienti ottimi per una
sbronza in amicizia. Abbiamo cominciato la cena con i genitori di Marianne, il nostro
contatto Norvegese, timidamente in modo quasi “formale”, per finire a pacche sulla spalla e
brindisi.
18 GIUGNO
Km percorsi: 0 Km
Oggi è il mio compleanno e ci
concediamo il primo giorno di completo
riposo, destinato anche ad un invito al
matrimonio di un altro amico di Enrico. In
ogni caso compiere 35 anni a 2000 Km
da casa non è poi così male!!!
Skien, come in molte altre città Norvegesi
ha un museo abbastanza
particolare…vengono esposte le case
tradizionali di questo popolo, ciò vuol
dire che sono andati in giro per la
Norvegia a smontare le abitazioni tipiche
ricostruendole in un unico luogo adibito
a museo. Sono tutte rigorosamente in legno e quelle più vecchie non hanno aperture ad
eccezion fatta per l’entrata e per un buco sul tetto per far passare il fumo, questo vuol dire
che spesso capitava che i figli, dormendo su un
soppalco, morivano per avvelenamento da
monossido di carbonio. Questa non è l’unica
curiosità del popolo “vikingo”, in inverno, per il
forte freddo e la terra ghiacciata, non potendo
seppellire i familiari deceduti, li mettevano in
soffitta con i prosciutti…viene da pensare che
nel profondo buio invernale potevano affettare
un coscio di suocera al posto della renna!!!!
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Dalla passeggiata culturale siamo finiti al
matrimonio, credo protestante, e cullati dalle
svariate canzoni intonate da giovani fanciulle, ci
siamo bellamente addormentati sulle panche
della chiesa. È da notare un aspetto interessante della vita
sociale Scandinava, ogni chiesa ha intorno il suo cimitero,
per cui nascita, matrimoni e morte sono un tutt’uno. Vita e
morte coesistono nello stesso luogo in modo armonico.
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Fatalità è sabato, giorno in cui vengono abbattute tutte le
inibizioni dei nativi, un po’
come il Dottor Jekyll e Mister
Hyde; durante la settimana
conducono una vita normale,
mentre il fine settimana si
trasformano,
abbandonandosi a Bacco ed
ispirandosi a Venere, l’unica
cosa che non possono fare è
guidare, per cui c’è sempre lo sfigato del gruppo che regge
il gioco altrui per riportare tutti a casa.
19 giugno
Km percorsi: 466 Km
Partiamo di buon ora, Enrico è un po’
addormentato per la sua nottata brava passata con
le generose bellezze locali, per cui ha dormito solo
4 ore ed è fresco come una margherita d’inverno.
Abbiamo interrogato varie persone sul tragitto
migliore da fare per raggiungere Alesund: il primo
prevede una sosta a Ulvik, il secondo di percorrere
tutta la N40 più veloce e tranquilla ed il terzo di
passare per Rjukan, dove nella seconda guerra
mondiale veniva fabbricata l’acqua pesante per la
costruzione della bomba atomica da parte dei
Tedeschi, per poi proseguire per Ulvik. Noi dopo attente valutazioni, abbiamo deciso di fare
un mix e seguire un nostro percorso che prevede il passaggio per stradine che sulla mappa
hanno dimensioni infinitesimali, senza nome,
che solo a guardarle su carta danno il senso
dell’avventura.
Da Skien ci lanciamo così sulla 36
costeggiando il lago Norsjo fino a Gvarv,
prendiamo poi una strada senza nome lungo
il lago Heddalsvatnet fino alla E 134 ed è
proprio all’inizio di questa strada, subito
dopo Notodden che, per puro caso ci
imbattiamo a Heddal nella nostra prima
chiesa in legno. E’ una struttura
assolutamente incredibile, risalente, in alcune
parti, al 1147 d.C., interamente fatta di legno
ed appoggiata su lastre di pietra. Purtroppo
stanno per iniziare una funzione e non ci è
permesso di entrare a visitarla, ma abbiamo
comunque il tempo di entrare sulla soglia
velocemente e farci un’idea della maestosità
della struttura. Siamo pervasi da un forte
odore di legno stagionato e le colonne
centrali sono finemente lavorate, è molto buio
all’interno per la scarsità di finestre, ed il tutto
ha una connotazione di estrema sacralità.
Come tutte le chiese Scandinave, anche questa presenta il suo “orticello” di lapidi
ordinatamente disposte fra betulle e abeti.
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I fedeli sono vestiti con gli abiti tradizionali per
festeggiare la liberazione della Norvegia dalla
Svezia...??? Se non ricordo male tale evento è
festeggiato il 17 maggio e la festeggiano anche il
17 giugno, ma perché il 19??? Evidentemente gli
Svedesi non erano dei buoni padroni di casa!!! Si
riparte sulla 361 e poi sulla 37 e qui si apre un
paradiso. La strada costeggia un lunghissimo
lago con le acque così scure da far da specchio
alle montagne che lo circondano.
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Si nota subito che la Norvegia non ha molti fiori, quindi
abbondano i verdi che si mescolano in un’orgia
di sfumature impressionanti e su questo lago i
colori sono incredibili. Un bisogno quasi improvviso, di quelli primari, ci porta ad osare di
più con le nostre moto obese dai bagagli scendendo in una stradina appena accennata a filo
del lago in un piccolo spiazzo che contiene:
una casetta rossa con le finiture blu e le tende
bianche ricamate, una barca in legno
attentamente coperta con un telo e noi con le
nostre moto. Siamo a circa trenta centimetri
dalla superficie dell’acqua e le ninfe del lago mi
chiamano a tuffarmi fra i suoi cristallini flutti, ma
è troppo fresca per i miei gusti e poi sono sicuro
che anche i pesci hanno il cappotto. Ne
approfittiamo per prendere un po’ di sole in
questo luogo incantevole e, dopo poco, riprendiamo il viaggio in una serie di Hoooooo!!!!
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Haaaa!!! che si susseguono ad ogni curva fino a Rjukan. Il
paesino non sembra niente di speciale e comunque non
abbiamo tempo per visitarlo, quindi torniamo sui
nostri passi verso la 364 e poco prima di Bakko giriamo
in direzione di Veggi per proseguire per Dale e
ricongiungerci alla 40 all’altezza di Bjorkflata.
Un fiume tormentato dai grossi sassi lisci, ci fa da
antipasto a ciò che ci si aprirà davanti a 1324 mt di
altezza, dove un enorme altipiano si apre alla fine della
salita. Non c’è un albero, ma solo una serie di piccole
case di legno disseminate a caso in una desolazione
affascinante, resa viva dall’infinito quantitativo
d’acqua che gorgoglia allegramente.
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A 1000 mt un grande lago artificiale, circondato solo da sassi e terra
in un panorama quasi lunare. Se si dovesse esprimere
questa nazione con un elemento, l’acqua è quello che meglio la rappresenta. In questo
luogo dove la natura è così varia ed impressionante l’acqua la fa da padrona, esprimendosi
in tutte le sue forme e sgorgando ovunque, la roccia
traspira ruscelli, vi sono cascate con salti di tre metri a
ridosso della strada che poi spariscono sotto il manto della
via. E’ difficile esprimere la sensazione di meraviglia e
imponenza che dà questa natura così rigogliosa.
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Arriviamo alla 40 che percorriamo fino a Geilo in un
continuo di meraviglie. Sono circa le 14.00 ed è l’ora di
mettere qualcosa
sotto i denti, per cui
facciamo tappa in
un piccolo ristorantino in questa cittadina moderna
alle pendici delle montagne. Si riparte sulla 7 per
raggiungere la 50 che percorriamo fino a Aurland, ma
già poco dopo Hovet allo stupore si aggiunge lo
sgomento. Le nostre anime già sazie delle meraviglie
della natura fino ad ora incontrata, diventano come un
bulimico che prende d’assedio un frigorifero, come
una spugna assorbono il paesaggio in ogni
particolare. A più di 1000 mt, dopo una serie di gallerie, finiamo in una valle abitata da un
lago parzialmente ghiacciato dall’acqua cristallina, che lambisce pigramente dei lastroni di
neve imperturbabile il tutto immerso in una luce surreale. Storditi arriviamo a Aurland e ci
troviamo davanti ad un bivio: o percorriamo un
tunnel di 25 Km alla velocità massima di 60 Km/h (ci
hanno detto che lungo la galleria è pieno di
rilevatori di velocità), con una temperatura
decisamente inferiore a quella già bassa
esternamente, o seguiamo la vecchia
strada che da Aurland porta a Laerdals passando per la montagna.
Il problema nonsi pone e all’unanimità ci dirigiamo verso la montagna.
Dal paese la strada si arrampica sulle falde della montagna a
picco sul fiordo, mostrando un paesaggio fiabesco e
ben presto compare la neve vera. Fino ad ora, in una
serie di sali e scendi avevamo visto solo chiazze di
neve e laghi ghiacciati, ma a 1300-1400 mt di
altezza ci troviamo a passare attraverso muraglioni di
neve di 2-3-4 mt. La strada è perfettamente libera e
pulita ed entra in questi tunnel di neve che ci
sovrasta lasciandoci completamente allibiti.
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Le moto procedono lente e tranquille in questi panorami perdifiato, numerosi laghi
sono ghiacciati, mostrandosi solo attraverso delle crepe sulla neve e da lievi
gorgoglii. Presi da tanta meraviglia non possiamo fare a meno che fermarci
innumerevoli volte a documentare ciò che lascia noi
stessi increduli.
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Quando inizia la discesa e la neve si
dirada, una folla di torrenti schiuma lungo i loro letti e
dà l’impressione che l’acqua balzi da un sasso all’altro, felice di
essersi liberata dal suo stato solido di ghiaccio e
neve e libera di correre verso il prossimo fiordo.
Ormai ubriachi, le nostre mascelle cadute e gli
sguardi inebetiti da questa prosperosa natura,
proseguiamo nella 5 per raggiungere
Sogndal per un meritato riposo.
L’albergo sipresenta bene, maè caro per quello
che offre e data l’ora siamo costretti a mangiare una pizza
orribile con ananas e prosciutto...necessità fa virtù.
CONTINUA :wink:
Nel racconto sono elencate anche tutte le strade percorse.
Grazie all' appoggio del sito di LONTANO vedro' di mettere anche le foto che abbiamo scattato a corredo del racconto.
Io mi sono unito solo dopo una settimana e quindi non sono presente nella prima parte del racconto.
VISTA LA LUNGHEZZA DEL RACCONTO MI CI VORRA' ALCNI GIORNI PER COMPLETARE IL LAVORO
In un ormai lontano aprile del 2004 Enrico ed io ci siamo incontrati casualmente in un Pub
dell’Amiata. Scoperto che entrambi nutriamo una morbosa passione per la moto, abbiamo
iniziato a progettare questa odissea per il punto più a nord d’Europa. Dopo innumerevoli
incontri, ispirati anche da vino e pasti luculliani, siamo arrivati a definire Il Viaggio, che sarà
svolto da una compagnia eterogenea.
Enrico è il contrattatore e viveur del gruppo, in sella ad un Honda GoldWing del ’96. Nel suo
curriculum ha circa 120 mila Km in giro per l’Europa con la stessa moto. Cecilia è riuscita a
tirar fuori dal cilindro, non un coniglio, ma soli 7 giorni di ferie stando con noi da Oslo a
Trondheim. Condivide da circa 6 anni la voglia di viaggiare in moto insieme a me per
l’Europa. Stefano, prendendo il posto di Cecilia, ci raggiungerà a Trondheim IN sella ad una
Yamaha FaZer 1000 del ’02 ed è sicuramente il più infaticabile macina strada che
conosca…ha la folle impresa di aver percorso 2400 Km in poco meno di 24h, un pazzo!!! Io,
Federico, in sella alla mia superba Yamaha XJR 1300 SP farò da narratore, tenendo un
prezioso diario di bordo. Per i lunghi mesi prima della partenza siamo stati tutti intenti a
fornirci l’equipaggiamento necessario, fatto principalmente di un abbigliamento consono
all’occasione. Oltre alle giacche in Goretex, siamo tutti muniti di tuta antipioggia e delle
magliette da moto frangivento della Spidy. Il vestiario si dimostrerà assolutamente
indispensabile per affrontare quel tempo bizzoso che usa in quei paesi così lontani da noi.
Così, senza conoscerci molto e dopo aver fatto revisionare a puntino i nostri cavalli di ferro,
abbiamo intrapreso questa avventura incredibile, pieni di bagagli, lanciati verso un’odissea
di circa 11000 Km.
13 GIUGNO LA PARTENZA
Km percorsi: 1096 Km
Si parte al mattino verso le sette e la mia
moto ha 52828 Km. Siamo Enrico e io
diretti a Wurzburg.
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Il momento della partenza, uno pero' rimane un' altra settimana a sgobbare (chi dei tre?)
14 GIUGNO
Km percorsi: 866 Km
Il secondo giorno di viaggio è finito e ancora non è stato notificato niente del primo. 1100
Km è stata le prima tappa, finita 200 Km sotto la meta prefissata e con circa 200 Km di
troppo…???. Ogni odissea per essere tale deve avere anche qualche inconveniente, e questa
già dal primo giorno ha manifestato i suoi. Dopo aver
girovagato per Grosseto alla caccia dei passaporti, ci siamo
avventurati dentro Parma e dentro Verona per un
problema di assetto alla moto di Enrico. Dopo un gommista
e due concessionari Honda, più svariati Km cucendo le
due città in lungo e in largo alla ricerca del “profeta
Honda” abbiamo scoperto che semplicemente aveva
le gomme sgonfie…Ach!!!!!
Alle 16.30 circa si parte da Verona, volenterosi di andare il
più a nord possibile, anche se un po’ sfiduciati.
Austria e Germania si susseguono senza soluzione di
continuità mostrandoci paesaggi e colori inenarrabili. In
questi paesi gli uomini non sono talpe…la strada si srotola
in un continuo di colline e curvoni in un armonico saliscendi.
Lanciati nella nostra avventura arriviamo al primo distributore Teutonico alle 21.00,
ben lontani dalla nostra meta e sinceramente provati, ma ancora con qualche barlume di
energia.
Ci lanciamo così alla volta di Ingoldstadt, facendo rombare i nostri motori, tuonare le nostre
marmitte…GAS!!!! 150-160-170 km/h pieni di bagagli le moto sussultano, ma mostrano tutto
il loro carattere mordendo l’asfalto senza indugi. L’aria fischia sui caschi e il terreno vola
sotto le ruote. In Italia saremmo i padroni indiscussi della strada, in Germania NO!!!!
Macchine ormai dimenticate dal tempo ci
superano come un ghepardo supera una
formica…incredulo guardo il tachimetro che
segna 180 Km/h, ma non basta, un furgone mi
ha appena sverniciato e a salvarci giunge un
paesino, pieno di verde, praticamente deserto
con un grande albergo al centro. Gentilmente ci
ospita nonostante l’ora ormai tarda, e dopo una
buona doccia, un pasto pittoresco a base di 1l
di birra e di un Gulasch di Wurstel (?),
stramazziamo a letto.
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Al mattino ci svegliamo con il Gulasch ancora
indeciso sulla strada da prendere, al contrario di
noi!!! Dopo una tazza di “caffè” tedesco e una colazione a base di salame e formaggi, si
parte. Alle 7 del mattino la cittadina di Ingoldstadt è deserta, avvolta nel silenzio, con poche
ed ordinate persone che si recano al lavoro. Nonostante abbia diluviato per tutta la notte, la
giornata pare essere clemente con solo un po’ di nebbiolina e tanto umido. Si parte lanciati
in autostrada con il compito e l’intento di recuperare i chilometri perduti ed arrivare in orario
a Kiel per prendere il traghetto entro le 18.30…sono circa 800 Km. In principio la
stanchezza è solo presente, ma nell’arco della giornata diventa quasi insostenibile. Seguiamo
la E45 fino ad Amburgo, ma a questo punto, non contenti, decidiamo di farci guidare
attraverso l’entroterra da un amico di Enrico che organizza Tour Operator per motociclisti.
Stufi delle impersonali autostrade, ci avventuriamo così nel
paesino di Luneburg per incontrare Ralph…il nostro maxi
“eroe”: farsi pagare per girare il mondo in moto non è da
tutti!!!! Stanchi all’inverosimile cerchiamo di gustare il più
possibile l’ordinata e pulita compagna interrotta solo da
graziosi agglomerati di case in mattoncini rossi e le strade
dal manto perfetto ci portano per un labirinto di deviazioni
cullati dal dolce rombo del motore. Traversiamo foreste di
betulle e fra mucche, villini ed enormi mulini a vento per
l’energia eolica arriviamo in coma, ma in tempo a Kiel.
In nave ci attende una cabina doppia a cui è associata
anche la cena e la colazione, tutto compreso nel biglietto,
in pratica con 160! a testa godiamo dei lussi di questa
grande nave, munita di night club e con un personale
molto gentile, peccato che i marinai, appena entrati e
parcheggiata la moto in nave, ci abbiano abbandonato
con i legacci in mano. I “legacci” sono delle fettucce
munite di un meccanismo che permette di assicurare
meglio la moto alla nave e mentre i marinai ghignavano
alle nostre spalle, ci siamo cimentati con non poca
maestria a bloccare i nostri poderosi destrieri…ci abbiamo messo solo 30’ per capire come
funzionavano e nessuna supplica è valsa a molto. La cena “gratuita” ci ha rincuorati e dopo
un breve struscio sui ponti della nave, ci siamo abbandonati nelle braccia di Morfeo.
Abbiamo già 1900 Km sulle spalle… o sulle ruote…dipende dai punti di vista!!!
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15 GIUGNO
Km percorsi: 240 Km
Dormire in nave non è poi così male…alle 7.00 il capitano inizia ad avvertire dell’imminente
arrivo alle 9.00 a Goteborg e che la colazione è pronta. L’impressione è che sia l’ultimo
pasto che tutti avranno mai occasione di fare, come una miriade di cavallette, c’è l’assalto ad
ogni tipo di pietanza che va dalla marmellata, ai miniwurstel affumicati, alle uova strapazzate
fino a vari tipi di aringa e pesce affumicato, ne deduco che nei paesi nordici la colazione è
sempre di più un pasto fondamentale e noi ci adeguiamo!!!
Nella stiva, prima di scendere, facciamo conoscenza con altri motociclisti di varie nazionalità
(siamo gli unici Italiani), tutti diretti a Capo Nord con vari tragitti. Finalmente sbarchiamo in
Svezia e la città ci accoglie silenziosa, il cielo ha una moltitudine di placide nuvole e c’è solo
qualche indigeno che pigramente si dirige al lavoro…potrebbero essere le 7.00, ma in realtà
sono le 9.30. dopo un breve giro per le strade della città, ci parcheggiamo in centro presso
un canale e abbiamo subito l’impressione di
non temere eventuali assalti di ladri, così
lasciamo tranquilli le nostre moto piene di
bagagli armati solo di macchine fotografiche
e tanto entusiasmo.
Dopo poco un bisogno fisiologico ci assale
e, giunti in un centro commerciale, troviamo
dei bagni pubblici. Una dolce signorina ci
chiede 5 corone, e noi chiediamo se è
possibile pagare in euro, ancora sprovvisti
della loro moneta…”certo, è 1!”…mumble
mumble!!! 1! per mingere…l’atto più
naturale e spontaneo, oltre tutto il cambio di
5 corone dovrebbe essere 0,65!. Ci rifiutiamo, decidendo prima di comprare un po’ di
moneta locale e chiediamo informazioni per una banca ad un bar gestito da tre ninfe
svedesi. Mentre una inizia a dare indicazioni, un’altra chiede quanto dobbiamo cambiare e,
sbattendo le lunghe e ammalianti ciglia, si propone nel cambio. Io le avrei dato anche le
mutande!!! Enrico, più saggio ed esperto, insiste per sapere dov’è una banca.
Ora abbiamo qualche corona, ma non abbiamo ancora esaudito il nostro bisogno. Maslow,
sociologo americano, afferma che gli uomini hanno 5 bisogni primari e non si può esaudire
un bisogno superiore se prima non si è risolto un bisogno inferiore…in pratica nelle nostre
condizioni, neanche il più suadente dei sorrisi di Monica Bellucci avrebbe potuto distogliere
la nostra attenzione dal nostro, ormai ben più primario bisogno. Giriamo come trottole
finendo anche nel bagno bunker della stazione ed alla fine pisciare diventa una vera
urgenza e a gambe strette entriamo in un Pub.
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GOTEBORG
Alle 11.00 del mattino la città è piena di gente e
noi siamo ubriachi e liberi di appagare in nostri
bisogni superiori. Dimentichi del “piccolo”
inconveniente, affrontiamo Goteborg con altro
spirito e notiamo che è una cittadina grande e
ben organizzata con una flora femminile, oserei
dire, ricchissima e bellissima. Sarei voluto andare
a vedere il museo della regina indiscussa dell’era
analogica, la Hassenblad, ma ci siamo persi nel
museo locale, pieno di quadri e sculture
interessanti. Saremmo quasi tentati di finire qui la
nostra vacanza, ma decidiamo di ripartire
subito per Oslo, prendendo solo piccole
strade. Siamo costretti a seguire
l’autostrada fino all’uscita per Stenugsund
da qui proseguendo poi per la 169, sotto
l’indicazione di un amico di Enrico. Il
panorama cambia improvvisamente
divenendo assolutamente stupendo.
Ci addentriamo in un dedalo di stradine avvolte
da una natura dai paesaggi ammalianti, fatta
di isole collegate da ponti e piene di una
vegetazione rigogliosa. Ad ogni curva
si apre un panorama nuovo e idilliaco. Gli occhi si spalancano per meglio arrivare a nutrire
l’anima con tanta bellezza. Seguiamo l’itinerario propostoci per Ellos, passando per la 160 e
la 178. Vicino a Ellos c’è una chiatta di ferro che traversa un piccolo specchio d’acqua
salata, traghettandoci su un isolotto
assolutamente paradisiaco. Case e natura si
fondono perfettamente insieme e una
quiete infinita ci pervade…la nostra anima
esulta insaziabile e procediamo entusiasti
verso Grundsund, in un susseguirsi di
casette di legno perfettamente curate,
circondate da un manto erboso che
risplende come velluto. Persino i cimiteri
non hanno un aspetto lugubre, ma
appaiono sereni dando una pace
“profonda”. Ci fermiamo così a guardarne
uno, notando che diverso impatto con la
morte deve avere un popolo che ha un tale
rispetto dei suoi avi.
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Continuiamo per le stradine passando per Flaton e fermandoci ogni tre passi, come i watussi,
per immortalare il paesaggio con tutti i suoi sassi erosi dal tempo e le barchette multicolore
che ondeggiano in un’acqua di mare dalle sembianze surreali…un paesaggio incantato.
Dopo un'altra chiatta prendiamo per la 161 in direzione di Lysekil e con una ancora più
grande raggiungiamo la 162.
Le strade sono veramente molto piacevoli e
rispettare il limite è più facile di quanto
previsto. Seguitiamo per Dingle sulla 165 per
raggiungere Halden, la nostra meta per la
serata. Dal mare ci dirigiamo verso l’interno
incontrando una serie di piccoli laghi ben
costeggiati dalla tortuosa strada. Anche qui il
paesaggio è fantastico anche se ben diverso,
ma dal nostro subconscio, neanche tanto
sub, inizia a levarsi una vocina:
“ciboooooooooooooo!!!”. Sono circa le
20.30, il sole è alto e noi andiamo avanti in
questo paesaggio incantato dove si alternano
dolci colline a piccoli laghi con una lieve bruma che li rende ancora più sorprendenti. La
luce dorata della sera dà quel tocco di magia in più e una lieve brezza inizia a farsi sentire. Si
passa in Norvegia e l’unica variazione è data dal nome della strada, che diventa 22, e dal
manto stradale meno curato.
La nostra anima è sazia e il nostro stomaco grida
“CIBO!!!!!”, così a malincuore aumentiamo il passo
volando in questo paesaggio fantastico fino a Halden,
che raggiungiamo alle 22.15, con il sole che comincia a
tramontare e con gli alberghi che cominciano a
CHIUDERE! Troviamo una sistemazione al Grand Hotel,
che di grande ha solo le finestre e finiamo a mangiare in
un pub, l’unico ancora disposto a darci qualcosa, che
ironia della sorte di chiama Palays Royal. Crolliamo a
letto esausti accompagnati dalle vibrazioni del Pub che
è sotto la nostra stanza, constatando sempre di più che 57! a testa, la stanza, non li vale, ma
in fondo abbiamo goduto tutto il giorno di paesaggi meravigliosi e la stanchezza è tale che
dopo poco la nostra coscienza si acquieta.
16 GIUGNO
Km percorsi: 270 Km
Tutto sommato il Grand Hotel non è stato poi così malvagio…abbiamo dormito alla
“grande”, affatto disturbati dalla musica…si può quindi immaginare il nostro livello di
coma!!!
La colazione è sempre ricchissima di cose diverse, ma
non siamo ancora così coraggiosi da lanciarci
sull’aringa affumicata di prima mattina, preferendo le
varie qualità di pane che vengono proposte. La sala
da pranzo ricorda il film del “dottor Zivago” e noi ci
caliamo nella parte, desiderosi di rimontare sui nostri
destrieri metallici. Dopo un’abbondante colazione, si
fa il pieno e si riparte lungo la 22. Questo secondo
pezzo è meno interessante del primo, ma in ogni
modo piacevole e noi siamo eccitati da un altro
evento…alle 13.00 circa arriva la mia dolce metà.
Con soli 7 giorni di ferie ci raggiunge a Oslo con l’aereo per condividere almeno una parte
di questo viaggio da sogno.
L’aeroporto non è minimamente segnalato, ma dopo un
po’ di errori lo raggiungiamo. È posto a circa 40 Km da
Oslo verso Trondheim. Nonostante tutto arriviamo in
orario e come mi vede mi corre incontro, saltellando
come un grillo e agitando la sua folta chioma ramata,
assolutamente entusiasta di entrare a far parte della
comitiva.
Ad Oslo abbiamo appuntamento con un altro amico di
Enrico che ci offre vitto e alloggio. Prima della partenza
più persone ci avevano avvertito sulla possibile
freddezza delle popolazioni nordiche…in questo caso
niente di più sbagliato. Ola, questo è il suo nome, ci ha
accolto con tutti gli onori. È un motociclista D.O.C.G. di
mezza età con un Honda VF 800. Insieme alla moglie ci
hanno prima mostrato la città e poi preparato un’ottima
cena a base di carne e patate assolutamente succulenta,
purtroppo ero veramente distrutto. Non credo di essere mai stato così stanco in vita mia, ho
rischiato più volte di crollare esausto con la faccia nel piatto, arrivando a gustarmi solo sette
fette di filetto con qualche patata!!! Ola oltre ad essere un vero motociclista è anche un
appassionato di musica e alla fine del pasto ci conduce nel seminterrato dove è custodito il
suo orgoglio. Si tratta dell’impianto stereo più
fantascientifico che abbia mai visto: le casse sono alte
circa 160 cm e larghe 70 cm, di forma pentagonale,
alimentate da due amplificatori e un preamplificatore.
Alla domanda: “che potenza hanno??”, lui tutto
orgoglioso risponde: “what you want”. Sentire la musica
con quell’impianto è un vero piacere, si scoprono
infiniti suoni e variazioni che rendono brani
assolutamente conosciuti, completamente nuovi, il solo
problema è che solo le casse costano circa 10000,00€
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Notate lo scarico del VFR di Ola.
E' circa l’una del mattino quando finalmente
raggiungiamo il letto e, prima di addormentarmi, con la
tenue luce del sole che ancora penetra dalla finestra,
ripenso al giro che abbiamo fatto con Ola e sua moglie
al Viggeland park: un'oasi verde disseminata di statue in
bronzo e in pietra atte a rappresentare gli stati d’animo e
le passioni umane, che sono state realizzate dal signor
Viggeland, un allievo di Rodin. Ci hanno anche portato
al castello di Oslo, perfettamente tenuto, all’interno del quale ci sono una serie di localini e
una caserma militare.
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17 GIUGNO
Km percorsi: 238 Km
Ci alziamo con tutta calma a casa di Ola, che è pronto ad esaudire ogni nostro desiderio…e
prima di partire ci scarica le memorie delle macchine digitali e ci masterizza due dischi di
Roger Waters: purtroppo non abbiamo potuto salutare la moglie e la figlia. Ola ci fa da guida
per le montagne fino a Skien, portandoci per
strade che altrimenti sicuramente non avremmo
preso. Prendiamo la E16 per raggiungere la 35
che costeggia un grande lago in cui hanno
disseminato degli isolotti dalle verdeggianti
chiome. La pioggia si alterna al sole, rendendo
ancora più suggestivi i paesaggi. Il panorama
cambia continuamente fra rigogliose colline e
specchi d’acqua e così girovagando lungo la 35
ci ritroviamo a Eidsfoss, un piccolo paesino sulle
rive dell’ormai ennesimo lago, dove ci fermiamo
a mangiare presso una vecchia casa rossa
interamente in legno, in origine appartenuta ad un fabbro, consumando un ottimo pasto a
base di salmone. Sazi e appagati ripartiamo ma questa volta ad una velocità ben più sostenuta.
Come se una vespa gli avesse
punto il sedere, Ola è partito a tutta velocità
verso Skien e carichi come siamo stargli
dietro è veramente un impresa. Arriviamo a
destinazione dalla 32 e salutiamo il nostro
ospite, ma la giornata è ben lungi
dall’essere finita, altri amici di Enrico ci
aspettano per un invito a cena. Dopo una
breve sosta in albergo ci fiondiamo a casa
dei nostri nuovi ospiti. Alle 23.00 è ancora
giorno e il tempo diventa veramente una
funzione relativa permettendoci di
bivaccare e mangiare con ancora più
disinvoltura: gamberetti, salmone, bacalao,
vino a volontà e un'acquavite di patate tipica di queste parti, tutti ingredienti ottimi per una
sbronza in amicizia. Abbiamo cominciato la cena con i genitori di Marianne, il nostro
contatto Norvegese, timidamente in modo quasi “formale”, per finire a pacche sulla spalla e
brindisi.
18 GIUGNO
Km percorsi: 0 Km
Oggi è il mio compleanno e ci
concediamo il primo giorno di completo
riposo, destinato anche ad un invito al
matrimonio di un altro amico di Enrico. In
ogni caso compiere 35 anni a 2000 Km
da casa non è poi così male!!!
Skien, come in molte altre città Norvegesi
ha un museo abbastanza
particolare…vengono esposte le case
tradizionali di questo popolo, ciò vuol
dire che sono andati in giro per la
Norvegia a smontare le abitazioni tipiche
ricostruendole in un unico luogo adibito
a museo. Sono tutte rigorosamente in legno e quelle più vecchie non hanno aperture ad
eccezion fatta per l’entrata e per un buco sul tetto per far passare il fumo, questo vuol dire
che spesso capitava che i figli, dormendo su un
soppalco, morivano per avvelenamento da
monossido di carbonio. Questa non è l’unica
curiosità del popolo “vikingo”, in inverno, per il
forte freddo e la terra ghiacciata, non potendo
seppellire i familiari deceduti, li mettevano in
soffitta con i prosciutti…viene da pensare che
nel profondo buio invernale potevano affettare
un coscio di suocera al posto della renna!!!!
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Dalla passeggiata culturale siamo finiti al
matrimonio, credo protestante, e cullati dalle
svariate canzoni intonate da giovani fanciulle, ci
siamo bellamente addormentati sulle panche
della chiesa. È da notare un aspetto interessante della vita
sociale Scandinava, ogni chiesa ha intorno il suo cimitero,
per cui nascita, matrimoni e morte sono un tutt’uno. Vita e
morte coesistono nello stesso luogo in modo armonico.
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Fatalità è sabato, giorno in cui vengono abbattute tutte le
inibizioni dei nativi, un po’
come il Dottor Jekyll e Mister
Hyde; durante la settimana
conducono una vita normale,
mentre il fine settimana si
trasformano,
abbandonandosi a Bacco ed
ispirandosi a Venere, l’unica
cosa che non possono fare è
guidare, per cui c’è sempre lo sfigato del gruppo che regge
il gioco altrui per riportare tutti a casa.
19 giugno
Km percorsi: 466 Km
Partiamo di buon ora, Enrico è un po’
addormentato per la sua nottata brava passata con
le generose bellezze locali, per cui ha dormito solo
4 ore ed è fresco come una margherita d’inverno.
Abbiamo interrogato varie persone sul tragitto
migliore da fare per raggiungere Alesund: il primo
prevede una sosta a Ulvik, il secondo di percorrere
tutta la N40 più veloce e tranquilla ed il terzo di
passare per Rjukan, dove nella seconda guerra
mondiale veniva fabbricata l’acqua pesante per la
costruzione della bomba atomica da parte dei
Tedeschi, per poi proseguire per Ulvik. Noi dopo attente valutazioni, abbiamo deciso di fare
un mix e seguire un nostro percorso che prevede il passaggio per stradine che sulla mappa
hanno dimensioni infinitesimali, senza nome,
che solo a guardarle su carta danno il senso
dell’avventura.
Da Skien ci lanciamo così sulla 36
costeggiando il lago Norsjo fino a Gvarv,
prendiamo poi una strada senza nome lungo
il lago Heddalsvatnet fino alla E 134 ed è
proprio all’inizio di questa strada, subito
dopo Notodden che, per puro caso ci
imbattiamo a Heddal nella nostra prima
chiesa in legno. E’ una struttura
assolutamente incredibile, risalente, in alcune
parti, al 1147 d.C., interamente fatta di legno
ed appoggiata su lastre di pietra. Purtroppo
stanno per iniziare una funzione e non ci è
permesso di entrare a visitarla, ma abbiamo
comunque il tempo di entrare sulla soglia
velocemente e farci un’idea della maestosità
della struttura. Siamo pervasi da un forte
odore di legno stagionato e le colonne
centrali sono finemente lavorate, è molto buio
all’interno per la scarsità di finestre, ed il tutto
ha una connotazione di estrema sacralità.
Come tutte le chiese Scandinave, anche questa presenta il suo “orticello” di lapidi
ordinatamente disposte fra betulle e abeti.
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I fedeli sono vestiti con gli abiti tradizionali per
festeggiare la liberazione della Norvegia dalla
Svezia...??? Se non ricordo male tale evento è
festeggiato il 17 maggio e la festeggiano anche il
17 giugno, ma perché il 19??? Evidentemente gli
Svedesi non erano dei buoni padroni di casa!!! Si
riparte sulla 361 e poi sulla 37 e qui si apre un
paradiso. La strada costeggia un lunghissimo
lago con le acque così scure da far da specchio
alle montagne che lo circondano.
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Si nota subito che la Norvegia non ha molti fiori, quindi
abbondano i verdi che si mescolano in un’orgia
di sfumature impressionanti e su questo lago i
colori sono incredibili. Un bisogno quasi improvviso, di quelli primari, ci porta ad osare di
più con le nostre moto obese dai bagagli scendendo in una stradina appena accennata a filo
del lago in un piccolo spiazzo che contiene:
una casetta rossa con le finiture blu e le tende
bianche ricamate, una barca in legno
attentamente coperta con un telo e noi con le
nostre moto. Siamo a circa trenta centimetri
dalla superficie dell’acqua e le ninfe del lago mi
chiamano a tuffarmi fra i suoi cristallini flutti, ma
è troppo fresca per i miei gusti e poi sono sicuro
che anche i pesci hanno il cappotto. Ne
approfittiamo per prendere un po’ di sole in
questo luogo incantevole e, dopo poco, riprendiamo il viaggio in una serie di Hoooooo!!!!
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Haaaa!!! che si susseguono ad ogni curva fino a Rjukan. Il
paesino non sembra niente di speciale e comunque non
abbiamo tempo per visitarlo, quindi torniamo sui
nostri passi verso la 364 e poco prima di Bakko giriamo
in direzione di Veggi per proseguire per Dale e
ricongiungerci alla 40 all’altezza di Bjorkflata.
Un fiume tormentato dai grossi sassi lisci, ci fa da
antipasto a ciò che ci si aprirà davanti a 1324 mt di
altezza, dove un enorme altipiano si apre alla fine della
salita. Non c’è un albero, ma solo una serie di piccole
case di legno disseminate a caso in una desolazione
affascinante, resa viva dall’infinito quantitativo
d’acqua che gorgoglia allegramente.
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A 1000 mt un grande lago artificiale, circondato solo da sassi e terra
in un panorama quasi lunare. Se si dovesse esprimere
questa nazione con un elemento, l’acqua è quello che meglio la rappresenta. In questo
luogo dove la natura è così varia ed impressionante l’acqua la fa da padrona, esprimendosi
in tutte le sue forme e sgorgando ovunque, la roccia
traspira ruscelli, vi sono cascate con salti di tre metri a
ridosso della strada che poi spariscono sotto il manto della
via. E’ difficile esprimere la sensazione di meraviglia e
imponenza che dà questa natura così rigogliosa.
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Arriviamo alla 40 che percorriamo fino a Geilo in un
continuo di meraviglie. Sono circa le 14.00 ed è l’ora di
mettere qualcosa
sotto i denti, per cui
facciamo tappa in
un piccolo ristorantino in questa cittadina moderna
alle pendici delle montagne. Si riparte sulla 7 per
raggiungere la 50 che percorriamo fino a Aurland, ma
già poco dopo Hovet allo stupore si aggiunge lo
sgomento. Le nostre anime già sazie delle meraviglie
della natura fino ad ora incontrata, diventano come un
bulimico che prende d’assedio un frigorifero, come
una spugna assorbono il paesaggio in ogni
particolare. A più di 1000 mt, dopo una serie di gallerie, finiamo in una valle abitata da un
lago parzialmente ghiacciato dall’acqua cristallina, che lambisce pigramente dei lastroni di
neve imperturbabile il tutto immerso in una luce surreale. Storditi arriviamo a Aurland e ci
troviamo davanti ad un bivio: o percorriamo un
tunnel di 25 Km alla velocità massima di 60 Km/h (ci
hanno detto che lungo la galleria è pieno di
rilevatori di velocità), con una temperatura
decisamente inferiore a quella già bassa
esternamente, o seguiamo la vecchia
strada che da Aurland porta a Laerdals passando per la montagna.
Il problema nonsi pone e all’unanimità ci dirigiamo verso la montagna.
Dal paese la strada si arrampica sulle falde della montagna a
picco sul fiordo, mostrando un paesaggio fiabesco e
ben presto compare la neve vera. Fino ad ora, in una
serie di sali e scendi avevamo visto solo chiazze di
neve e laghi ghiacciati, ma a 1300-1400 mt di
altezza ci troviamo a passare attraverso muraglioni di
neve di 2-3-4 mt. La strada è perfettamente libera e
pulita ed entra in questi tunnel di neve che ci
sovrasta lasciandoci completamente allibiti.
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Le moto procedono lente e tranquille in questi panorami perdifiato, numerosi laghi
sono ghiacciati, mostrandosi solo attraverso delle crepe sulla neve e da lievi
gorgoglii. Presi da tanta meraviglia non possiamo fare a meno che fermarci
innumerevoli volte a documentare ciò che lascia noi
stessi increduli.
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Quando inizia la discesa e la neve si
dirada, una folla di torrenti schiuma lungo i loro letti e
dà l’impressione che l’acqua balzi da un sasso all’altro, felice di
essersi liberata dal suo stato solido di ghiaccio e
neve e libera di correre verso il prossimo fiordo.
Ormai ubriachi, le nostre mascelle cadute e gli
sguardi inebetiti da questa prosperosa natura,
proseguiamo nella 5 per raggiungere
Sogndal per un meritato riposo.
L’albergo sipresenta bene, maè caro per quello
che offre e data l’ora siamo costretti a mangiare una pizza
orribile con ananas e prosciutto...necessità fa virtù.
CONTINUA :wink: